Lampi Rossi in MotoGP

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Rossi Dovi MarquezQuest’anno in Qatar, alla prima corsa del mondiale di MotoGP, qualcosa è cambiato. Qualcosa di antico è tornato a rivitalizzare una competizione che rischiava di trasformarsi nel classico copione dell’uomo al comando. Marc Marquez, dominatore assoluto delle ultime stagioni, ha capito di dover fare i conti con chi non tramonta, da un lato, e con gli emergenti dall’altro. Il risultato, com’è noto, è stato un podio tutto tricolore (non accadeva dal 2005) con Valentino Rossi che ha cesellato una delle prestazioni più audaci della sua carriera e probabilmente della storia del motomondiale, aggiudicandosi l’avvincente duello con Andrea Dovizioso e trascinandosi nella gloria Andrea Iannone con la Ducati. La replica non si è fatta attendere e nel GP delle Americhe la Honda di Marc Marquez è tornata a transitare prima sul traguardo, precedendo di poco Dovizioso e Rossi con la Yamaha. Più staccati Jorge Lorenzo con l’altra Yamaha e Iannone che si è accontentato del piazzamento top five. Ne scaturisce una classifica che lascia presagire una lotta fino all’ultima piazza, non tra due ma, per quanto si è visto, almeno fra tre protagonisti: Rossi, Dovizioso e Marquez. Ovvero, nell’ordine, Yamaha, Ducati e Honda. Non può che fare bene allo sport, non può che fare bene allo spettacolo e agli ascolti. Anche perché il finale di una gara condotta, per fare un esempio, a quasi 160 km/h di media e sempre sul filo dei centimetri, è fatto di gimme five, pacche sulle spalle e abbracci. Classe pura al comando, stile da vendere pure con qualche rammarico o arrabbiatura una volta scesi dalla sella. I piloti talvolta fanno buon viso a cattivo gioco consapevoli che gli appassionati sono tali perché il loro incitamento è incessante e una gara persa non appanna l’entusiasmo. Ecco perchè il ritorno di Valentino Rossi, 36 anni e non sentirli, sulla scena degli attori protagonisti e la consacrazione di Andrea Dovizioso fanno bene al motomondiale.

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