Luca Messi pugile senza conchiglia

1941

Luca Lembi

La boxe è fatta di aneddoti e a questi non riguardano solo gli incontri che hanno fatto la storia del ring. Ne sa qualcosa il pugile bergamasco Luca Messi, da Ponte San Pietro, ex campione italiano dei pesi welter e superwelter oltre che campione Intercontinentale W.B.U. e W.B.A. dei pesi Welter, 46 anni lo scorso 12 febbraio. Della sua carriera si ricorda e si racconta di quando, seguito dal mitico manager Don King, il 13 agosto 2005, salìsul ring del United Center di Chicago per sfidare il campione del mondo dei pesi superwelter. Luca, con accanto il Maestro Egidio Bugada e l’amico e manager Omar Gentile, fece barcollare il detentore Garcia ma non al punto da strappargli la corona. Fu quello il punto più alto della carriera del Messi bergamasco? Probabilmente sì. C’è, però, chi gli ha dedicato il capitolo di un libro che prende in considerazione i piccoli match, quelli che non sono entrati propriamente negli annali, benché appartenente alla grande boxe. Un esercizio che si deve alla penna di Gualtiero Becchetti, insegnante di lettere e filosofia e giornalista ferrarese e appassionato di boxe dalla prima infanzia. E’ stato lui a richiamare un particolare episodio che ha visto protagonista Luca Messi, decisamente curioso, capitato il 12 maggio 2000 nella palestra di Bovezzo nel Bresciano, tanto da meritare il capitolo finale del libro dal titolo “La grande boxe dei piccoli match”. Sono trascorsi più di vent’anni da quando, in quella palestra, Luca Messi incrociò i guantoni con il napoletano Francesco Cioffi. Aveva il paradenti, non la conchiglia, dimenticata sul lettino prima di recarsi al combattimento. Da regolamento non avrebbe potuto stare sul ring, ma l’arbitro – racconta Luca – in quella circostanza chiuse un occhio. Ma quando i colpi cominciarono ad abbattersi sotto la cintura, furono dolori. Il nostro pugile contenne la smorfia dell’incasso ed ebbe la forza di non piegarsi. Una reazione che sarebbe stata naturale. Se si fosse accasciato, sarebbe incorso nella inevitabile squalifica in quanto, per regolamento, la conchiglia è una protezione obbligatoria. Da quella volta, allorquando si è trattato di preparare il borsone per affrontare un match o anche solo una allenamento sul ring, Luca Messi non ha più dimenticato la protezione anatomica.

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