Non chiamatelo fenomeno

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Oscar Pistorius, il 25enne atleta disabile sudafricano che corre sulla distanza dei 400 metri piani con due protesi al posto delle gambe, sarà alle Olimpiadi di Londra, gareggiando sia tra i normodotati che con i paralimpici. Dopo il diniego alla sua partecipazione ai Giochi di Pechino 2008, dove è stato ammesso solo alle prove paralimpiche che gli sono valse le medaglie d’oro nei 100, 200 e 400, Pistorius è riuscito a far valere i risultati ottenuti a confronto con gli atleti normodotati e la federazione sudafricana di atletica leggera lo ha iscritto sia nella gara inviduale dei 400 piani sia come componente la staffetta 4×400. Tra Olimpiadi e Paralimpiadi, Pistorius resterà a Londra per un mese e mezzo. Un diritto pienamente meritato, perché ai Campionati africani sui 400 metri ha fatto fermare i cronometri sul tempo di 45”52, leggermente superiore al tempo minimo richiesto per staccare il biglietto per Londra, fissato a 45”30. Nel marzo 2012, però, aveva ottenuto il tempo di 45

20 ed è proprio questo risultato che ha indotto a concedergli la chance. Nessun favoritismo, perché nessuno vuole trasformarlo in fenomeno da baraccone. Come bene ha sintetizzato Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico italiano, “la qualificazione di Oscar Pistorius ai Giochi di Londra è un risultato straordinario non solo per lui, ma per tutto il movimento paralimpico, che non potrà che trarre ulteriore visibilità da questo fatto storico. La sua caparbietà nel raggiungere l’obiettivo è encomiabile”.

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Pistorius è stato medaglia d’argento con la staffetta 4×400 sudafricana ai mondiali di atletica disputati a Daegu nel 2011 ma con l’umiliazione di aver dovuto rinunciare a correre la finale. E’ sperabile che si smetta di dibattere sui vantaggi che le protesi gli procurerebbero. Il suo tempo migliore è il 17esimo stagionale a livello mondiale, il che significa poter aspirare alle semifinali di specialità. Per centrare la finale dei 400 Pistorius dovrebbe migliorarsi e superare una decina tra i migliori atleti normodotati. Una sfida appassionante, destinata a richiamare l’attenzione di tutto il mondo dello sport. E’ il primo paralimpico con handicap motorio a partecipare alle Olimpiadi nell’atletica leggera. Nella storia della manifestazione a cinque cerchi ci sono stati altri atleti a misurarsi con i normodotati. Nella passata edizione

Natalie du Toit ha chiuso al 16esimo posto la 10 km di Nuoto di Fondo; a Sidney 2000 la non vedente americana Marla Runyan ha corso i 1.500 metri conquistando l’ottavo posto, mentre la polacca Natalia Partyka, amputata, ha gareggiato nel tennis tavolo. Le prime atlete paralimpiche a varcare la soglia delle Olimpiadi sono state due arciere: la neozelandese Neroli Fairhall, presente a Los Angeles 1984, e l’italiana Paola Fantato, in gara ad Atlanta 1996.