Simone Moro e i sogni da vivere

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Simone Moro, alla vigilia di un’altra spedizione invernale è uscito un libro scritto per raccontare le storie di montagna al proprio figlio. Con quale motivazione?

Ho voluto scrivere un libro per ragazzi perché ormai di me adulto, alpinista, pilota, si sa già tanto.
Il punto di partenza è un bambino che sognava e ha creduto nei suoi sogni. Ho provato a immedesimarmi nell’adulto Simone Moro come se fosse bambino oggi, con la stessa voglia e opportunità di sognare. Quale esempio migliore se non trasferendo questo ragionamento su chi ho come bambini, cioè mio figlio Jonas e mia figlia Martina. Durante la pandemia sono stato tanto con Jonas, il quale mi ha posto tante domande dettate dalla curiosità. Su una di queste conversazioni ho costruito il filo narrante del libro. Racconto di me bambino e sognatore, di tanti aneddoti partendo da Simone bambino fino al Simone adulto, per far venire voglia ai giovani di credere nei loro sogni e di mettersi in gioco, perché il rischio di oggi è che i bambini guardino il mondo attraverso lo schermo digitale e siano più spettatori che protagonisti. Quando non si è protagonisti della propria vita, come si fa a sognare?

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In che modo i genitori possono aiutare i propri figli a maturare i propri sogni e impegnarsi a realizzarli?

In realtà i giovani hanno voglia e sono in grado di sognare, ma non sono messi in condizione di farlo. I genitori hanno una funzione chiave, perché hanno ancora la possibilità e la responsabilità di dare i fondamentali educativi. Io ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno sponsorizzato emotivamente. Quando ho detto che volevo fare l’alpinista, mi hanno risposto di lavorarci sopra, se questo era il mio sogno.
Raccontare di sé al proprio figlio è prassi e desiderio di ogni genitore. Nel caso di un alpinista, quali sono gli insegnamenti di vita?

Hanno capito è che il papà è ancora vivo dopo 70 spedizioni e 104 volte che è andato sull’Himalaya, perché molte volte ha saputo rinunciare e accettare il fallimento.
Ogni papà dovrebbe anche raccontare fin dall’inizio le favole ai bambini, invece di dargli in mano un tablet. Questo libro vuole anche connettere i bambini e i sogni.
Cosa dirà a suo figlio prima di partire per la prossima spedizione?

L’augurio che si fa un alpinista è di portare a casa lo zaino. Questo l’obiettivo primario, prima ancora della vetta. Saranno parole rassicuranti, non dirò che tornerò vincitore, ma che suo papà tornerà a casa, perché si vive ma non si muore per un sogno.

Federica Sorrentino

(foto: Simone Moro con il figlio Jonas)