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Una favola scritta a quattro mani

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Federica Sorrentino

Atalanta, figura mitologica per antonomasia, richiama da sempre Bergamo e la sua provincia. Un simbolo del calcio italico che da sempre rappresenta uno spirito diverso di interpretare il gioco. La regina delle provinciali vive il periodo sportivo più importante della sua storia, un momento favoloso per spettacolo in campo, risultati e traguardi. Forse per questi Fabio Gennari, giornalista bergamasco, e Andrea Riscassi, giornalista di RaiSport, hanno scelto di scrivere un libro intitolandolo “Favola Atalanta”. TerzoTempoSportMagazine li ha intervistati.

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Due giornalisti di diversa estrazione si incontrano e decidono di raccontare il fantastico momento dell’Atalanta. Nasce così “Favola Atalanta”. Come è nata l’idea di un libro a quattro mani?

Riscassi: L’idea è nata alla vigilia di Atalanta-Valencia e si è sviluppata durante il lockdown per raccontare questi quattro anni insieme ai momenti top, tra cui c’è appunto l’accesso ai quarti di finale di Champions League.

Gennari: abbiamo pensato di fare la stessa cosa nello stesso momento. Ci sono tipologie diverse di narrazione, una giornalistica legata alla successione degli eventi, l’altra basata sulla ricerca delle dichiarazioni e prese di posizione

L’alchimia calcistica di Gian Piero Gasperini ha creato una squadra che sembra mettere tutti d’accordo sul valore raggiunto dall’Atalanta in campo europeo. Una splendida realtà ma per il titolo del libro avete scelto di parlare di Favola. Perché?

Riscassi: è chiaro che senza Gasperini non ci sarebbe stato questo momento. Ma è altrettanto chiaro che il mister è parte di un meccanismo che parte da Antonio Percassi e comprende calciatori, tifosi fino agli steward. Gasperini fa giocare l’Atalanta in un modo difficile da dimenticare

Gennari: abbiamo scelto favola in contrapposizione alla splendida realtà raccontata nel libro e che andrebbe studiata da tutti coloro i quali vivono il mondo del calcio.

Roby Facchinetti firma la prefazione del libro. Cosa rappresenta oggi un bergamasco doc come lui?

Riscassi: Roby Facchinetti è uno dei simboli di Bergamo. L’ho intervistato più volte durante il lockdown perché il brano “Rinascerò Rinascerai” è simbolo di speranza. Continuare a proporre questa canzone prima di ogni partita al Gewiss Stadium, insieme alle immagini che scorrono sul maxischermo, genera forti emozioni.

 

Gennari: Roby Facchinetti non è solo bergamasco e atalantino, ma anche l’uomo e l’artista che ha firmato un vero e proprio inno. Una scelta di cuore, che lega il libro in maniera totale al periodo di pandemia vissuto e contiene non solo il racconto delle partite ma anche la successione di emozioni.

Qual è il ricordo più bello che vi lega professionalmente all’Atalanta?

Riscassi: Sicuramente le trasferte. A me è dispiaciuto tantissimo non essere a Valencia, come pure a Lisbona. Ricordo Dortmund e Karkiv. Dal punto di vista professionale, stare con la squadra e i tifosi lontano da Bergamo è un valore aggiunto. Il ricordo più bello in assoluto è il gol di Ilicic da metà campo al Torino. Cose del genere non ne avevo mai visto. E’ il motivo per cui mi auguro che Josip torni presto a calcare il terreno di gioco.

Gennari: dal punto di vista professionale ricordo la notte di Karkiv, dove sono giunto superando mille difficoltà. Il volo dirottato a Kiev, dove abbiamo pernottato prima di raggiungere la città in treno, fino a recarmi allo stadio con un freddo pungente. Poi nello stadio abbiamo potuto vivere una notta incredibile con tante emozioni. E alla fine confesso di essermi commosso.

La passata stagione è stata segnata dalla pandemia e dal dolore, ma anche dai grandi traguardi raggiunti dall’Atalanta. Cosa vorreste raccontare in questa nuova stagione?

Riscassi: l’augurio principale è che tornino i tifosi. Con Fabio ci siamo detti più volte, durante le partite disputate dopo il lockdown, come sarebbe stato diverso e partecipato con la presenza del pubblico. Il vuoto pesa. Non è bello ascoltare le voci degli allenatori. La speranza, ripeto, è che al più presto i tifosi possano tornare a creare quell’alchimia che c’è stata in questi anni e l’Atalanta continui a giocare così per vincere ovunque e a divertire, forte dell’orgoglio bergamasco (lo dico da milanese).

Gennari: anch’io in questo momento vorrei raccontare il ritorno della gente allo stadio. Commentare le partite a porte chiuse non è la stessa cosa. Sarebbe la vittoria più bella, perché vorrebbe dire che il virus è stato finalmente isolato e reso innocuo, tornare alla normalità e permettere a tutti coloro i quali vivono di Atalanta di essere presenti. Dal punto di vista tecnico e sportivo l’Atalanta ha raggiunto un livello che speriamo possa mantenere. Non so se si potrà vincere qualcosa, mi accontenterai di vedere una squadra che abita in maniera continua nelle stanze europee.