Un’Atalanta scolorita s’infrange contro la solidità del Milan

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Milan-Atalanta 2-0
Reti: 56’ Leao, 75’ Hernandez.
Milan (4-2-3-1): Maignan 7; Calabria 6.5 (80’ Florenzi 6), Kalulu 7.5, Tomori 6.5, Hernandez 8; Tonali 6.5 (63′ Bennacer 6), Kessie 7.5; Saelemaekers 6.5 (54’ Messias 7), Krunic 7 (79’ Bakayoko 6), Leao 7.5; Giroud 6 (54′ Rebic 6). A disposizione: Tatarusanu, Mirante, Ballo Toure, Diaz, Ibrahimovic, Romagnoli, Gabbia. All. Pioli 6.5.
Atalanta (3-4-1-2): Musso 5; Palomino 5.5 (80’ Demiral 5), De Roon 5.5, Djimsiti 5; Zappacosta 5, Pessina 5 (70′ Boga 5), Freuler 5.5, Hateboer 5 (79′ Scalvini 5); Koopmeiners 5; Muriel 5.5 (55′ Zapata 5), Pasalic 5 (55′ Malinovskyi 5). A disposizione: Rossi, Sportiello, Pedersen, Mihaila, Miranchuk. All. Gasperini 5.
Arbitro: Orsato di Schio.

Il Milan ha vinto 2-0 e ha ipotecato lo scudetto. W il Milan. L’Atalanta ha faticato, ancora una volta, a trovare la via del gol e ha “sciupato” un’occasione (anche se non tutto è perduto) per potersi garantire un’altra avventura europea.

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Si può avere più possesso palla, correre di più, avere dati statistici migliori, ma se la squadra avversaria ha in rosa Leao e Theo Hernandez alla fine la partita la perdi. Il Milan è fatto così: solidità difensiva a cui sono state aggiunte due frecce. Loro vinceranno lo scudetto senza avere un centravanti degno di questo nome.

Il primo tempo, quando l’Atalanta ha chiuso tutti gli spazi al loro gioco, i rossoneri non facevano altro che buttare la palla avanti sperando in qualche invenzione del portoghese. Leao ed Hernandez nel primo tempo sono stati inoffensivi e la partita tutto sommato è apparsa abbastanza noiosa. Poi è successo che Koopmeiners, per non farsi saltare da Leao a centrocampo, lo ha fermato; non in modo clamoroso, ma quanto basta per prendersi un’ammonizione. Ed è stata questa la chiave di volta. Perché alla seconda occasione, Leao ha ingranato la quarta sapendo che l’olandese nerazzurro non avrebbe potuto intervenire fallosamente per non farsi espellere e si è presentato davanti a Musso battendolo, facendogli passare la palla in mezzo alle gambe.

Su questo gol sono due le osservazioni. 1) Pessina perde palla in un contrasto chiaramente falloso. Orsato non fischia e il Milan innesca il contropiede che porta al gol. Il Var avrebbe potuto riparare all’errore dell’arbitro, ma non è stato fatto. 2) Musso ha preso un altro gol facendosi passare la palla in mezzo alle gambe. Quante volte è già successo?

Fin lì l’Atalanta non era dispiaciuta, ma francamente va detto che non era la solita Atalanta che Gasperini ci ha abituato a vedere. È stata una squadra scesa in campo col solo intento di fermare il gioco del Milan e non di imporre il proprio. Così non vincerai mai. È chiaro che in questa fase del campionato, l’Atalanta ha perso quello smalto dei tempi migliori e gioca bene fino alla trequarti, fin dove cioè gli avversari ti lasciano arrivare, dopodiché iniziano i problemi.

Sul secondo gol non c’è nulla da dire. Se un giocatore fa ottanta metri di campo, si sposta da sinistra a destra, saltando tutti gli avversari che incontra, e torna a sinistra per incrociare il tiro che entra in porta, beh, è giusto che San Siro esulti. È un degno sigillo che vale lo scudetto.

Facciamocene una ragione. La Dea che ci ha esaltato in questi ultimi cinque anni si è scolorita col tempo. E a forza di vedere un obiettivo lì, a portata di mano, ma che non riusciamo a concretizzare, rischia di diventare un miraggio che alla fine delude. Allora facciamo una cosa: rassegniamoci. Vinciamo l’ultima in casa con l’Empoli per chiudere in bellezza e salutare questi straordinari giocatori che tanto ci hanno fatto amare il gioco del calcio. Se poi il destino ci regalerà l’Europa, ringrazieremo sapendo che è stato più per demerito degli altri (leggi Fiorentina e Roma), che merito dei nerazzurri.