Vittorio Bosio, presidente del CSI: “Che errore nel PNRR favorire solo le Federazioni”

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Vittorio Bosio, presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano, si lamenta per come vengono maltrattate e spesso dimenticate dalle istituzioni le associazioni come la sua, che hanno lo scopo di promuovere lo sport a tutti i livelli, a partire dai bambini, dalle famiglie, dagli oratori e dai centri sportivi.
Il motivo di questa sua doglianza riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che non comprende tra i piani di finanziamento “destinati ad incrementare l’inclusione e l’integrazione sociale attraverso la realizzazione o la rigenerazione di impianti sportivi che favoriscano il recupero di aree urbane” le associazioni, ma siano solo ed esclusivamente riservati alle Federazioni. Un errore, oltre che un’anomalia che Bosio vorrebbe far correggere. E ne ha tutte le ragioni. Sul territorio di Bergamo sappiamo qual è la valenza educativa e sociale che svolge il CSI con tutte le sue attività. E che capacità abbia di rigenerare e rivitalizzare impianti sportivi dismessi.
Riproponiamo l’editoriale integrale di Vittorio Bosio, pubblicato sulla pagina ufficiale del CSI, con l’augurio che Roma ne prenda atto:

Vittorio Bosio

“È possibile che risorse pubbliche come quelle del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (l’ormai famoso Pnrr), “destinate ad incrementare l’inclusione e l’integrazione sociale attraverso la realizzazione o la rigenerazione di impianti sportivi che favoriscano il recupero di aree urbane”, siano messe a disposizione solo delle Federazioni e non anche degli Enti di promozione sportiva? È chiaramente un errore d’impostazione quello contenuto nelle “Linee guida per la presentazione delle candidature relative” peraltro a pochi giorni da una decisione epocale di un ramo del Parlamento, il Senato, per l’inserimento del diritto alla pratica sportiva addirittura nella Costituzione con un testo inequivocabile: “La Repubblica riconosce e favorisce il diritto allo svolgimento dell’attività sportiva e ricreativa…” Significativo è il fatto che questa integrazione sia a conclusione dell’art. 32, che sancisce tra l’altro il diritto alla salute, e prima dell’art. 33 che prevede la tutela della cultura, dell’arte, dell’istruzione. Insomma, una scelta ponderata e di grande valenza etica. Ma tant’è, poi succedono queste cose che sono una contraddizione incomprensibile. Assieme a tutti gli altri Enti di promozione sportiva, il CSI ha reagito subito emanando una nota critica su questa scelta che ci auguriamo venga rimodulata e corretta. Capisco che i pubblici amministratori siano presi, oltremodo in questi tempi, da problemi enormi, difficili da gestire, ma come è possibile che si continui a fare questo errore di identificare l’attività sportiva con le sole proposte delle Federazioni? Non voglio pensare che esista una precisa volontà di discredito o squalifica delle attività degli Eps, perché vorrebbe dire ancora una volta disconoscere lo sport di base, quello vero, umile e diffuso, e conseguentemente la stragrande maggioranza della popolazione. Mi dispiace in queste righe dover evidenziare questo fatto estremamente negativo, mentre avrei preferito dedicarle alla bella fioritura di iniziative, di incontri, di attività che nel CSI sta avvenendo in questi giorni. Nell’ultima fine settimana sono stato infatti piacevolmente inondato di segnalazioni, messaggi, foto, video, di nostre attività sportive organizzate sia in palestra, sia all’aperto, favorite dalla bella stagione che ha caratterizzato il week end. Avrei voluto raccontare delle bambine e dei bambini che, dall’Ucraina, sono stati accolti nelle società sportive del CSI, quei luoghi educativi di base che sul campo mettono, prima di tutto, il cuore. Queste sono le cose che vorrei vivere, finalmente, dopo tante sofferenze. Invece, siamo qui a rincorrere gli errori di chi dovrebbe volerci bene…”

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