Horst Wein, il calcio a misura dei ragazzi

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Wein Nardini«Un tecnico che vince tutto con i giovani non ha lavorato per il futuro dei suoi allievi ma per il pro¬prio». E’ lapidario Horst Wein, profeta del Funino, il calcio a misura dei ragazzi, mentre varca il cancello del Centro Sportivo di Zanica. Invitato dall’AlbinoLeffe a tenere un corso di formazione rivolto agli istruttori del settore giovanile bluceleste, il profeta della dimensione ludica del calcio giovanile spiega da 28 anni a questa parte quanto sia importare riscrivere i metodi di allenamenti per i bambini che si avvicinano al mondo del pallone e accompagnarne i primi esercizi con l’obiettivo di fare leva sulla loro intelligenza.

“Il calcio inizia nella testa” – dichiara Horst, professore tedesco che si esprime in perfetto italiano e ha scritto 34 libri, traslando l’esperienza di approccio alla disciplina dell’hockey su prato ai campi di calcio, descrivendo il metodo di insegnamento ai giovanissimi in un libro che nel 2012 si è aggiudicato il Premio Nazionale di Letterature del Calcio “Antonio Ghirelli” nella categoria “Tecnica e Studi Specializzati”. Un testo che ha stregato Gianfranco Andreoletti, presidente dell’AlbinoLeffe, convincendolo a invitare Horst Wein a tenere le sue lezioni al mondo bluceleste.

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“In primo luogo a chi partecipa al mio corso ho detto che non deve sentirsi allenatore ma formatore di bambini e ragazzi. Non è un ruolo riduttivo, ma molto più importante e impegnativo di quel che si creda. I piccoli devono potersi divertire, esprimere e sviluppare le proprie capacità senza l’assillo del risultato” – e cita il Barcellona, la società fucina di campioni che per prima ha fatto suoi i metodi di avviamento al calcio per le fasce d’età fino a 14 anni. Xavi Hernandez, centrocampista del blaugrana e punto fermo della Nazionale spagnola campione del mondo e d’Europa, aveva otto anni quando praticava il Funino.

Prof. Wein, in cosa differisce il suo metodo dalle tradizionali scuole calcio?

“Innanzitutto nell’approccio. I bambini devono giocare il calcio con la palla e non contro la palla, senza l’assillo del risultato. Occorre insegnare a familiarizzare con il campo, a cooperare e coprire gli spazi vuoti per sviluppare l’abilità a occupare sempre la posizione migliore. Ai più piccoli la presenza di una sola porta di fronte a sé genera la percezione del tunnel: sono indotti a puntare verso l’unica direzione possibile. Al contrario, il metodo suggerito per la fascia dai 7 ai 9 anni è una sfida anomala, tre contro tre, con quattro porte, in modo da stimolare l’istinto naturale e la capacità di adattarsi divertendosi”.

Quello descritto da Horst Wein è il primo di cinque livelli formativi che accompagnano la crescita dei praticanti il calcio giovanile e segna il ritorno a quello che un tempo era il calcio imparato giocando in strada, come sottolinea Marcello Nardini, un passato da portiere nella Bundesliga e oggi presidente della Horst Wein Association, il quale ha curato la traduzione de “Il calcio a misura dei ragazzi”, il testo base che spiega come adattare l’insegnamento del calcio alle capacità creative e intellettuali dei bambini.

Come si modificano i metodi formativi con la crescita dei giovani calciatori?

“Il cambio di passo avviene all’età di 10 anni, quando si dispongono le solite quattro porte su un campo di 20×40 metri e si gioca 5 contro 5 – spiega Wein – Dopo sei mesi si adotta per la prima volta la porta centrale. Nel frattempo ogni bambino si sarà abituato certamente a utilizzare le fasce e se ne gioverà nella visione di gioco. Tra gli 11 e i 12 anni ci si sfida 7 contro 7. Il primo schema si produce a 13 anni, con otto giocatori per squadra disposti con tre difensori e quattro attaccanti oltre al portiere, che si affrontano nello spazio compreso tra le aree del campo regolamentare. Infine, a 14 anni, i ragazzi sono pronti per giocarsela sull’intero rettangolo”.

L’obiettivo finale di ogni tecnico è rendere capaci i suoi giovani giocatori di cogliere i migliori risultati. Cosa garantisce la lunga e graduale preparazione fino all’adolescenza?

“Non dobbiamo dimenticare che il calcio, al pari di altre discipline sportive, riveste una funzione educativa e formativa di giovani atleti che saranno futuri uomini. Ognuno di loro ha la possibilità di esprimere e perfezionare le proprie capacità tecniche. Sono convinto che i talenti si trovino tra i banchi di scuola e per essere bravi occorre possedere una spiccata intelligenza. Un buon formatore lascia che sia il bambino a scoprire le sue qualità. Per questo motivo è necessario che la cultura calcistica cambi, perché un giocatore si costruisce mattone su mattone”.

La Federcalcio spagnola ha adottato la sua guida tecnica, che fa scuola in 53 Paesi, alcuni dei quali calcisticamente avanzati. Come giudica questa nuova esperienza con i 23 formatori dell’AlbinoLeffe?

“E’ una riprova della lungimiranza del presidente Andreoletti, che insieme al suo staff tecnico e dirigenziale vede in questo metodo una svolta e la possibilità di gettare le basi per una impostazione innovativa del vivaio. Completato il primo ciclo di lezioni, ne programmeremo altri fino a completare la formazione. Sono convinto che il futuro giovanile bluceleste si arricchirà di giocatori che avranno tratto grande beneficio dal Funino”.

Corsi Wein Il corso tenuto da Horst Wein insieme a Marcello Nardini al Centro Sportivo dell’U.C. AlbinoLeffe a Zanica