Il calcio omaggia Ivan Ruggeri

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Ruggeri IvanPer essere un grande uomo di sport occorre essere innanzitutto un grande uomo. Ed è con questi connotati che Ivan Ruggeri, ex presidente dell’Atalanta, viene ricordato da chi lo ha conosciuto e potuto apprezzare nelle sue vesti di dirigente e imprenditore. Schietto fino all’osso, determinato quanto sensibile e trasparente in ogni sua azione. Uno stile tipicamente bergamasco quello espresso nel corso della vita da Ruggeri, fedele ai suoi principi, corretto e severo, gioviale e riflessivo. Insieme al lavoro e alla famiglia, aveva nel cuore l’Atalanta. Mai una parola fuori posto, anche quando le frange estreme del tifo lo attaccavano apertamente invitandolo, certamente non con buone maniere, ad andarsene. E’ uscito di scena, in modo improvviso e drammatico, ma a testa alta, senza che l’avesse mai abbassata. Non solo l’Atalanta, ma il mondo del calcio e dello sport in generale gli devono molto. I messaggi di cordoglio in arrivo da ogni parte sono la testimonianza più autentica della considerazione nei confronti di Ivan Ruggeri e dell’apprezzamento per le qualità umane e la generosità profuse per dare al calcio un’identità fatta di gioco, spettacolo e sana passione. Non è un caso che nei 14 anni in cui ha guidato l’Atalanta, prima che un male improvviso gli impedisse di continuare la vita normale, siano passati personaggi che riflettevano la sua tempra e condividevano i valori autentici dello sport. Basta citare Emiliano Mondonico, chiamato da Ruggeri sulla panchina dell’Atalanta dopo aver assunto la carica di presidente per riportare immediatamente la squadra in A. E al “Mondo” non sarà passato inosservato che Ivan se ne sia andato il 6 aprile, giorno del venticinquennale della storica semifinale di Coppa delle Coppe con il Malines. Fu Ruggeri a puntare sulla Primavera di Giovanni Vavassori nel 2000 e volere nel 2005 Stefano Colantuono, forte e tenace come lui, in entrambi i casi riuscendo a riportare l’Atalanta dalla B alla A. L’impresa portata a termine con l’attuale tecnico della squadra bergamasca servì a festeggiare nel migliore dei modi il centenario della società nel 2007. Tra i tanti campioni che hanno indossato la maglia nerazzurra sotto la sua presidenza va citato Pippo Inzaghi, unico atalantino a essersi fregiato del titolo di capocannoniere nella massima serie. Era il 1997 e fu il trampolino di lancio per SuperPippo, goleador con la Juventus prima di passare al Milan e vincere tutto, fino al Mondiale 2006 con la Nazionale. E che la gestione di Ivan Ruggeri abbia dato buoni frutti lo dimostra il lungo elenco di professionisti passati dall’Atalanta e diventati protagonisti del calcio nazionale e internazionale. C’è chi a Bergamo è rimasto, diventandone umilmente e orgogliosamente bandiera, come Gianpaolo Bellini, uno della nidiata del 2000, recentemente insignito dal Panathlon Club del Premio Turani, una sorta di oscar del fairplay, intitolato alla memoria di un altro grande presidente dell’Atalanta, il senatore Daniele Turani, passato alla storia per aver acquistato negli anni ’50 lo svedese Jeppson e averlo rivenduto al Napoli per la cifra (allora astronomica) di 105 milioni di lire. L’Atalanta continua ad essere la regina delle provinciali, per aver disputato il maggior numero di stagioni in serie A. Lo è anche per merito di persone come Ivan Ruggeri. Uno sportivo autentico, che aveva iniziato a pedalare duellando con ciclisti del calibro di Felice Gimondi e Gianni Motta ed era andato a canestro da dirigente portando per la prima e unica volta il basket bergamasco in A. In Paradiso, uno come lui, non potevano farselo sfuggire.

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