L’esclusione del Parma dalla Europa League, conquistata meritatamente sul campo, è un caso emblematico della confusione e della approssimazione che regna a certi livelli nel mondo del calcio. La contestazione mossa al club ducale è il ritardato pagamento Irpef di 300 mila euro per alcuni tesserati. Errore formale o peccato veniale, i regolamenti parlano chiaro. Per questo motivo l’Alta Corte del Coni ha bocciato il ricorso del club per la mancata concessione della Licenza Uefa da parte delle Commissioni di 1° e 2° grado della Figc. Va però rilevato come la contestazione poteva e doveva essere mossa ben prima della fine del campionato, per consentire di sanare la situazione e rispettare il giudizio del campo. Questa la tesi del Parma, che si sente vittima della lentezza burocratica, stavolta non attribuibile alla macchina amministrativa dello Stato, ma alle strutture di chi governa il calcio.
La posizione ladiparia di Tommaso Ghirardi, presidente del Parma, ha spiazzato tutti. Amareggiato, ha deciso di abbandonare il mondo del calcio. “La sanzione al Parma è stata data per un errore dello 0,60% rispetto alle cifre dovute. Per questo ho perso quanto guadagnato sul campo, quello di una squadra di provincia che si è risollevata dopo il più grande crack europeo – ha esclamato Ghirardi – Non siamo rispettati perché troppo civili e corretti, da un mondo di chi si spara, fa confusione, chi urla, chi tira le bombe carta. Noi stiamo bene a casa nostra. Siete riusciti a farmi andare via dal mondo dello sport e a farmi abbandonare la mia più grande passione, con il calcio e lo sport ho chiuso, voi vergognatevi, io me ne torno al mio paesello”.
Resta in piedi il ricordo al TAS di Losanna ed eventualmente quella al Tar del Lazio. Sta di fatto che il Parma resta fuori, a beneficio del Torino che viene ripescato, e il calcio perde uno dei protagonisti più genuini.
C’è qualcosa che non va e il ragionamento che induce Ghirardi alle dimissioni, ovvero a lasciare il mondo del pallone, è da valutare con le opportune riflessioni. Difficile credere che un presidente capace di investire 13 milioni nella sua società, tenga nel cassetto 300mila euro e finisca per perderne una mezza dozzina causa la mancata partecipazione alla Europa League. Qualcuno dovrebbe riflette e fare l’esame di coscienza su quanto accade nella stanza dei bottoni.