La Champions questione Capitale

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Josè Mauri of Parma (C) celebrates with teammates after scoring the 1-0 goal lead against Juventus during Italian Serie A soccer match Parma-Juventus at Ennio Tardini stadium in Parma, 11 April 2015..ANSA/SERENA CAMPANINILa Juventus lanciata alla conquista del quarto scudetto consecutivo inciampa nell’ostacolo più difficile che possa presentarsi a una grande squadra: la forza di volontà di chi va in campo per onorare l’impegno sportivo. E’ successo in passato, succederà ancora. In una stagione passata la Roma si vide strappare all’Olimpico il sogno della vittoria in campionato dal Lecce ormai retrocesso. Nel lontano 1967 il Mantova interruppe il dominio dell’Inter, complice una papera del portiere Sarti, consegnando lo scudetto alla Signora. In anni più recenti (era il 2000) fu il Perugia di Mazzone già salvo a negare il trionfo proprio alla Juventus. L’impresa del Parma, che condanna i bianconeri alla sconfitta nella cornice dello stadio Tardini che trasuda di orgoglio e dignità, è una lezione per tutti. Nessun dorma, sembrerebbe gridare i biancocrociati a chi li affronta pensando di farne un sol boccone. Donadoni in panchina è austero, Allegri riflessivo e pensieroso, conscio di non potersi fidare. La Juve2 è passata d’impeto a Firenze, conquistando la finale di coppa Italia che le permette di inseguire il Triplete. Quella che affronta il Parma non le può essere da meno, ma nel complesso la squadra rende meno di quanto potrebbe, messa in difficoltà dalla qualità del gioco, pratico ed essenziale, dettato da Donadoni. Buffon tra i pali non potrebbe fare meglio di Storari quando Mauri arriva a rimorchio e piazza il pallone in rete. Vidal diventa il fantasma di se stesso, Sturaro si eclissa di fronte a gente come Gobbi e Nocerino, Pepe che lo sostituisce va in crisi contro le verve degli avversari, Coman e Llorente non trovano spazi e a Morata non riesce di fare meglio, Pereyra si prende una pausa di riflessione, i difensori vedono arrivare i parmensi come Frecciarossa. Guai a dire, però, che la Juve avesse la testa al Monaco. Il Parma se la gioca, se la merita e sopravanza l’avversario. I punti di vantaggio in classifica restano dodici, ma la seconda diventa la Lazio che strapazza l’Empoli delle meraviglie e supera la Roma fermata sul pareggio dal Torino e da una svista clamorosa congiunta di guardalinee e arbitro di porta, che tengono in gioco il pallone uscito di un bel pezzo sulla linea di fondo consentendo ai granata di pareggiare il calcio di rigore trasformato da Florenzi. Ma il problema vero dei giallorossi resta l’attacco spuntato. Con Totti in panchina, Ibarbo, Iturbe e Ljalic non sfondano e Doumbia regala un quarto d’ora di delusione. Dopo 67 turni di campionato, per la prima volta Rudi Garcia lascia il secondo posto. Dove sale, con merito, la Lazio, che fa poker andando subito a segno con il suo capitano Mauri, portando Klose in doppia cifra, applaudendo il siluro di Candreva e gioendo per il flipper di Felipe Anderson. La lotta per l’accesso diretto alla Champions è diventata una questione ristretta alla Capitale.

Dietro, infatti, nessuno decolla. Il Napoli, sconfitto dalla Roma alla decima giornata, si prende una sonora rivincita contro la Fiorentina, battuta con un secco 3-0, scavalcandola al quarto posto. I partenopei, in silenzio stampa, avrebbero potuto tuonare per l’ennesimo episodio di gol fantasma con pallone oltre la linea bianca non visto dall’arbitro di porta. Urge l’occhio di falco. E’ chiaro, comunque, che la squadra di Benitez punta all’accesso alla Champions attraverso la conquista della Europa League. La Sampdoria, dopo essere stata fermata proprio dai viola, non approfitta di un Milan molle pagando il prezzo di una sfortunata autorete dopo il vantaggio siglato a San Siro da Soriano. L’unico vero riscatto è quello dell’Inter che passa al Bentegodi rifilando una scoppola al Verona dopo il mesto pareggio casalingo con il Parma che, a questo punto, assume ben altro valore. Il Palermo alza la cresta a Udine, dove Stramaccioni sembra essere giunto al capolinea. Nella zona calda fanno cilecca Cagliari e Cesena. I sardi inanellano tre legni a Marassi, il Genoa li stende trascinato da Perotti e Nyang. I romagnoli si fanno dominare in casa dal Chievo che guadagna la salvezza con l’intramontabile Pellissier. L’Atalanta risorge con il Tanque Denis, autore di una spettacolare rovesciata e bravo a trasformare un calcio di rigore procurato da Moralez che mette in archivio il pareggio colto dal Sassuolo con Berardi. Primo successo di Reja sulla panchina bergamasca e +7 sulla zona retrocessione.

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