Juventus e Napoli onorano il calcio disputando una bella partita, esaltata dalle fasi tattiche e dalle giocate di qualità e onorata dalla correttezza dei protagonisti. L’esito più naturale di un confronto aperto ed equilibrato sarebbe il pareggio. Ma il gol con cui Zaza, mossosi dalla panchina, punisce nel finale i partenopei fa parte delle regole, che vanno accettate. La Juve ottiene la 15esima vittoria consecutiva e completa una rimonta straordinaria scavalcando la squadra di Sarri. Tecnico che va complimentato non solo per come ha disposto il Napoli rilanciando tanti giocatori già presenti nella rosa, ma anche per l’abbraccio amichevole prima e dopo la gara con Allegri. Non tantissime le occasioni da rete, ma tante belle geometrie e interventi difensivi da applausi su entrambi i fronti. Decisivo nel primo tempo quello di Bonucci, bravo ad alzare la gamba quanto basta per togliere il pallone forte e teso dalla fronte di Higuain, pronto a schiacciare in porta. Nella ripresa tocca a Dybala accarezzare la traversa. Grande la personalità del Napoli, che fraseggia con autorevolezza in tutte le zone del campo. Forte l’ossatura della Juve che dalla propria ha sempre una panchina con tante soluzioni. Il duello continua e, tranne il punto di vantaggio dei bianconeri, in perfetta parità per quanto riguarda gli scontri diretti.
Alle spalle della coppia in lotta per lo scudetto c’è la Fiorentina, vittoriosa in casa e in rimonta sull’Inter che non sarebbe piaciuta neppure a Beethoven, il quale pure ha amato a dismisura la sua incompiuta. Tale appare la squadra di Roberto Mancini, scivolata nel 2016 dal primo al quinto posto, sopravanzata anche dalla Roma resa rediviva da Luciano Spalletti. Il match dell’Artemio Franchi premia l’Inter alla fine di un primo tempo in cui la differenza la fanno una grande giocata di Palacio, che serve a Brozovic la palla del vantaggio, e le solite parate di Handanovic a cui si aggiunge un salvataggio sulla linea di Telles a portiere battuto. Nella ripresa il gioco è in mano ai viola, che ristabiliscono la parità con Borja Valerio, bravo a inserirsi in area eludendo il fuorigioco e insaccare di testa. Nel finale Telles, già ammonito, interviene su Bernardeschi, toccando prima il pallone e poi la gamba. Il fallo c’è, per l’arbitro Mazzoleni pure il giallo e l’Inter rimane in dieci. Con un po’ di giudizio, qualsiasi squadra gioca per portarsi a casa il pareggio. Soprattutto quando Paulo Sousa manda in campo Babacar. In pieno recupero il senegalese interviene su una respinta di Handanovic e poi ricaccia in rete con il petto il pallone smanacciato dallo stesso portiere interista, in mezzo alla coppia centrale difensiva rimasta imbambolata. Mazzoleni raddoppia i tre minuti di recupero assegnati, mandando anzitempo negli spogliatoi il fiorentino Zarate, reo di prendere per il collo e colpire con la fronte un avversario, e, dopo il triplice fischio, sventolando il rosso a Kongodbia che lo applaude. Può un professionista permettersi di abbassarsi a tanto e incorrere stupidamente nella massima sanzione? La domanda è da girare all’allenatore nerazzurro e ai dirigenti. Forse Mazzoleni non avrebbe dovuto espellere Telles, ma questo non è un buon motivo per aggiungere problemi a quelli che già attanagliano tecnico e squadra. La Roma passa a Carpi, campo tutt’altro che facile, risolvendo nel finale una gara diventata complicata dopo il vantaggio con Digne e il pareggio subito da Lasagna, Dzeko e Salah spezzano l’incantesimo e fanno ripartire i giallorossi. La Lazio ritrova un ottimo Matri, autore di gol e assist, e rifila una cinquina al Verona che, dopo aver tentato di rientrare in partita, crolla e dice quasi certamente addio alle speranze di salvezza. Il Frosinone, infatti, andando a vincere a Empoli, alza l’asticella del terz’ultimo posto, ad appena tre lunghezze dalla posizione occupata in condominio pericolante da Genoa e Sampdoria. I grifoni cedono a San Siro, spianando al Milan la strada per la rincorsa all’Europa. I blucerchiati si fanno imporre il pareggio dall’Atalanta a Marassi e non vedono la luce. La stessa Atalanta, dopo la mezza rivoluzione di gennaio, comincia a ritrovarsi sotto la guida di Reja ma non vince dagli inizi di dicemnre e resta asfittica in fase di realizzazione. Risorge il Torino che, trascinato da Ciro Immobile, vince nettamente a Palermo contro una squadra priva di orientamento e avendo in panchina un allenatore per caso. L’Udinese sbaglia l’impossibile in casa e finisce per essere trafitta da Mattia Destro, il quale regala il successo esterno al Bologna trasformato da Donadoni. Resta solo da ricordare il pareggio tra Chievo e Sassuolo, con l’undici di Di Francesco che ha disimparato a vincere, pure restando la prima delle provinciali e occupando l’ottavo posto in classifica.