Lo chiamavano SuperMario

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Balotelli-Milan3A modo suo Mario Balotelli rischia di diventare un esempio. Un esempio di quel che non si deve fare in campo, né tantomeno fuori. Campioni si nasce, uomini si diventa. Per essere campioni completi occorre dimostrarsi tali, a cominciare dal rispetto delle regole e delle persone. Deve capire che un suo errore tecnico pareggia quello eventuale del direttore di gara o di un suo assistente. Deve capire che un contatto fisico energico non è una prova di forza ma fa parte del gioco. E che quando si rivela scorretto, c’è chi è preposto a fischiare il fallo. Deve capire che alle provocazioni si risponde ma con la tecnica di cui è dotato. Il dialogo serve a capirsi, la protesta fine a se stessa, soprattutto dopo il game over, serve a niente. Minacciare di morte è l’arte del bullo, non il bello del calcio. A guardare in giro, per restare nell’emisfero degli spalti rossoneri, tifosi grandi e piccoli indossano ancora le maglie di Shevchenko e Baresi, segno che i veri top player e signori del campo non tramontano ma restano nel cuore. Balotelli è capace di numeri eccezionali, è destinato al ruolo di protagonista, ma invece che l’anima e il cuore oltre l’ostacolo, getta la propria immagine nel campo delle ortiche, nel modo più puerile e insensato. C’è chi lo invita a stare più calmo. Sbagliato. Deve imparare a comportarsi civilmente. Il suo allenatore Allegri lo invita a smettere di fare il bambino. Sbagliata anche questa espressione, perché la maggior parte dei bambini, grazie a Dio, gioca e si sfida ma con educazione. Il Milan, in questa triste vicenda iniziata dalla fine della partita persa a San Siro contro il Napoli, ha dato una lezione di stile, rinunciando a presentare appello. Era il minimo che la società potesse fare e il segnale più netto per prendere le distanze dal suo tesserato. Balotelli dimentica che i suoi (frequenti) episodi di balordaggine vengono amplificati a livello mediatico e non costituiscono una sana lezione. Ne va, se vogliamo metterla sul piano materialistico, anche del suo merchandising. Quanto alla Nazionale, un messaggio a Cesare Prandelli. Con uno così, il Mondiale non si vince. Quando l’Italia ci è riuscita, ha contato la forza del gruppo. In una filarmonica, se un orchestrale stona, ne va della bonta dell’esecuzione. Ciò non significa che Balotelli debba lasciare nel cassetto la maglia azzurra. Ma c’è un codice etico e va applicato.

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