Milan e De Rossi diventano viola

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Doveva essere la domenica del derby capitolino, è diventata quella di Fiorentina e Napoli, protagoniste in positivo con due imprese maturate la prima a San Siro, dove i viola di Montella affondano il Milan, la seconda a Marassi, dove Cavani e compagni rimontano e battono il Genoa di Gigi Del Neri, la cui presenza sulla panchina del Grifone decisamente non è fortunata. In verità l’attenzione sullo stadio Olimpico, dove la Lazio s’impone 3-2 e mette ancora più in crisi la Roma, non è mai venuta meno. Prima il giro di campo del piccolo Gabriele Sandri, nipote dello sfortunato tifoso laziale ucciso da un colpo di pistola di un agente della Polstrada cinque anni fa. Un segnale di amicizia nella rivalità tra le due tifoserie. Poi un mezzo blackout che, con l’arrivo di un forte temporale e l’approssimarsi dell’oscurità, fa temere la sospensione. Quindi il vantaggio giallorosso con un colpo di testa di Lamela (in gol per la sesta partita consecutiva) dopo 8′ su corner di Totti. Il campo si appesantisce per la pioggia e i laziali mostrano un migliore adattamento. Sale in cattedra Candreva e dal suo piede destro parte un pallone insidioso che il portiere romanista Goicoechea s’illude di respingere con i pugni, ma l’acqua abbondante gli gioca un brutto scherzo e il tentativo di parata si trasforma nel più goffo degli interventi che permette alla Lazio di pareggiare. Poi Klose ci mette lo zampino e, complice l’ennesima pozzanghera come quella che aveva contribuito al successo del Parma contro la squadra di Zeman, porta in vantaggio i biancocelesti prima del riposo. Quel che però accade a un minuto dal rientro negli spogliatoi ha dell’incredibile. Su calcio di punizione dalla trequarti di Totti, Daniele De Rossi in area duella con il laziale Mauri e gli assesta un pugno sul volto con la mano sinistra. L’arbitro Rocchi vede tutto e non ha dubbi, espellendo De Rossi che se ne va convinto e a testa bassa, mentre i suoi compagni, Totti per primo, non possono che accettare la decisione. De Rossi, in base al codice etico imposto da Prandelli, perde anche la Nazionale. Zeman passa al 4-3-2 togliendo Lamela e inserendo Tachtsidis. Forse, con il campo sempre più pesante, era il caso di sacrificare Totti, che esce solo nel finale per Pjanic. Un errore di Piris diventa un assist imperdibile per il 3-1 firmato proprio da Mauri. Pjanic lancia segnali non proprio amichevoli a Zeman in panchina trasformando un calcio di punizione da lontano con una traiettoria che sorprende Marchetti e poi rivolgendo sguardi e parole non proprio dal sapore subliminare al tecnico boemo. Una polemica che, in aggiunta al nervosismo di De Rossi, potrebbe essere l’ennesima punta di iceberg in casa giallorossa.

A Milano è festa per la Fiorentina, quarta forza del campionato dopo essere stata rifatta letteralmente l’estate scorsa e affidata alle cure di Montella (giovane tecnico che in molti a Roma rimpiangono). Senza Jovetic, la squadra viola detta legge e passa con l’ex Aquilani, mentre Pato sbaglia un calcio di rigore prima che Borja Valero realizzi di testa il gol del raddoppio. Pazzini illude il Milan e nel finale El Hamdaoui beffa Abbiati decretando la quarta capitolazione dei rossoneri. Allegri, tradito dalla scarsa efficacia di Pato e Emanuelson, prova a rimediare con Pazzini e Bojan che avrebbero bisogno di un telaio a sostegno delle loro caratteristiche. Montella gongola e si gode i viola che spadroneggiano. Nel finale c’è anche un palo di Cassani, subentrato a Luca Toni. Una punizione umiliante per il Milan che fa il passo del gambero.

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Il Napoli è un ciclone che si abbatte sullo stadio Marassi, condannando il Genoa alla quinta sconfitta consecutiva. Il 4-2 finale sembrerebbe raccontare un dominio assoluto dei partenopei, invece è la squadra di Del Neri (ancora a secco di punti da quando è sulla panchina genoana) a dettare legge e a cogliere due volte il vantaggio. Prima con Immobile, poi con Bertolacci dopo il pareggio di Mesto. Il Napoli si scatena dalla mezz’ora in poi della ripresa. Prima una traversa di Insigne, poi il 2-2 firmato da Cavani che aggira Frey e mette in rete. Al 90′ Hamsik sbuca di testa davanti alla porta del Genoa e insacca per il 3-2. Al 94′, con i padroni di casa protesi all’attacco, Insigne trova terreno fertile per cavalcare verso Frey e mettere a segno il 4-2 finale. Uno smacco per il Genoa che commette errori tattici a ripetizione consentendo al Napoli di rientrare in partita grazie anche al gioco indovinato dei cambi di Mazzarri che trasforma il modulo tradizionale in un più efficace 4-4-2.

Nelle altre partite, Angella salva l’Udinese al Bentegodi segnando una doppietta che permette di pareggiare i gol di Andreolli e Paloschi (su rigore). Il 18enne argentino Dybala firma le due reti con cui il Palermo di Gasperini liquida la Sampdoria di Ciro Ferrara, sempre più in difficoltà. Il Torino conquista tre punti ai danni del Bologna grazie a un bel gol di D’Ambrosio, mentre Parma e Siena chiudono a reti bianche, come avevano fatto nell’anticipo Cagliari e Catania.

Risultati 12a giornata: Palermo-Sampdoria 2-0 Chievo-Udinese 2-2 Genoa-Napoli 2-4 Lazio-Roma 3-2 Milan-Fiorentina 1-3 Parma-Siena 0-0 Torino-Bologna 1-0 Cagliari-Catania 0-0 Pescara-Juventus 1-6 Atalanta-Inter

Classifica: Juventus 31 Inter 27 Napoli 26 Fiorentina 24 Lazio 22 Roma 17 Catania Parma 16 Atalanta Cagliari Udinese 15 Torino Milan 14 Palermo Pescara Chievo 11 Sampdoria 10 Genoa 9 Bologna 8 Siena 7