L’onestà di Andreoletti

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Le dichiarazioni di Gervasoni, rilasciate a getto come le sputafuoco dei pirati caraibici, riempiono di panni sporchi il calderone del calcioscommesse e prendono di mira, tra l’incredulità e lo sconcerto, uno dei protagonisti della nuova era del calcio di provincia. Gianfranco Andreoletti sta all’Albinoleffe come Luigi Campedelli al Chievo Verona. Due realtà diverse dell’universo pallonaro, fatte di sfide allo status quo, capaci di inseguire sogni proibiti. I due presidenti gestiscono le rispettive società con la serietà e la pulizia con cui guidano le proprie aziende e, viene da pensare, fanno i conti da seri e bravi padri di famiglia. Il Chievo ha fatto scuola anticipando il nuovo corso, l’Albinoleffe ci ha provato scrivendo i capitoli di una favola che qualcuno sembra aver macchiato molto peggio di quanto abbiano fatto gli scrittori dei racconti per bambini, inserendo nella trama il cattivo di turno, uomo o animale che sia. Alla fine non ci sarà lieto fine e continuare a vivere felici e contenti, come se nulla fosse accaduto, sarà ben difficile. Chi dubita dell’onestà e dell’integrità morale di Gianfranco Andreoletti cominci a preoccuparsi, perché il presidente seriano avrà sicuramente difetti come tutti, (la testardaggine?), ma è sicuramente tra quelli che può alzarsi al mattino e specchiarsi con il viso pulito quanto la coscienza. Le parole di Emiliano Mondonico, serafico nel commentare il j’accuse di Gervasoni e difendere la figura del presidente che gli è stato vicino nei momenti difficili e ha dimostrato coi fatti come si gestisce una società calcistica, sono il riassunto migliore delle reazioni a tanto sproposito. Nessuno, in uno stato di diritto, deve sostituirsi alla giustizia, né ordinaria, né sportiva. Va da sé, però, che un grido di rigetto vada levato senza assistere passivamente all’onda anomala del peggio amplificata dal tam tam mediatico. L’esperienza peggiore che possa capitare a chi ha creduto e investito nello sport è dover dimostrare la propria innocenza di fronte a un atto di accusa unilaterale.

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