Gran Fondo dei Trapiantati

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granfondo 2013Ha preso simbolicamente il via sabato 21 settembre dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo la decima edizione della Granfondo Nazionale Trapiantati, organizzata dall’Associazione Amici del Trapianto di Fegato, in collaborazione con l’Ospedale di Bergamo, per portare il messaggio della donazione degli organi tra le scuole, le istituzioni, le associazioni di volontariato e gli ospedali italiani. La carovana – composta da 7 ciclisti trapiantati , 8 ciclisti non trapiantati e gli accompagnatori per un totale di 28 persone – arriverà fino in Puglia, dove il gruppo porterà il messaggio della donazione lungo un percorso di 385 chilometri, declinati in 5 tappe, da Rodi Garganico a Lecce, visitando 2 ospedali e 4 scuole.

“La Granfondo dei trapiantati vuole essere uno strumento per diffondere nelle comunità, nelle scuole, negli ospedali e nei comuni che incontreremo la cultura della donazione degli organi e quella del trapianto come nuove possibilità che la scienza mette a disposizione per salvare vite umane, dimostrando che chi riceve un organo non solo può tornare a svolgere una vita normale, ma anche a svolgere attività sportive rilevanti” – ha commentato Valentina Lanfranchi, presidente dell’Associazione Amici del Trapianto di Fegato. L’Ospedale di Bergamo, tra i migliori centri europei per il trapianto di fegato, è da sempre in prima linea per promuovere l’informazione sul tema della donazione degli organi. “Anche quest’anno si rinnova la tradizione della Granfondo Trapiantati. Cambiano le città coinvolte, ma non i protagonisti di questa iniziativa: uomini e donne che ce l’hanno fatta, che grazie al trapianto hanno sconfitto gravi malattie, ma anche operatori ospedalieri – ha commentato Peter Assembergs, direttore amministrativo dell’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

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Nel corso della tradizionale cerimonia che ha preceduto la partenza è stato presentato il protocollo di ricerca “Trapianto…e adesso sport”, promosso dal Centro Nazionale Trapianti, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con le associazioni dei pazienti trapiantati, con l’intento di verificare gli effetti dell’attività fisica nei pazienti trapiantati di rene, cuore o fegato. Un programma che vede l’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII quale Centro di riferimento per la Regione Lombardia. Lo studio nasce dal presupposto che i pazienti trapiantati infatti presentano un rischio aumentato di andare incontro a patologie cardiovascolari, favorite soprattutto dalle accentuate alterazioni del metabolismo indotte dalle terapie antirigetto che i trapiantati devono assumere. Scopo dello studio è proprio quello di capire se la pratica costante di certi esercizi e determinati programmi di allenamento possano essere considerati delle vere e proprie terapie, capaci di tenere sotto controllo lo sviluppo del grasso corporeo e di favorire la ripresa psico-fisica del paziente trapiantato, con effetti positivi sulla sopravvivenza dell’organo.

“Il trapianto oggi costituisce una valida opzione terapeutica che permette un buon recupero del benessere fisico nei pazienti con grave insufficienze d’organo, tanto che in poco tempo possono riprendere le normali attività, come il lavoro e lo sport, anche a livelli molto elevati, come hanno dimostrato alcune settimane fa in Sud Africa gli atleti impegnati nei World Transplant Games – ha spiegato Mariangelo Cossolini, coordinatore al prelievo e trapianto dell’Ospedale di Bergamo e  referente Regione Lombardia per il progetto “Trapianto…e adesso sport” -. Nonostante i buoni risultati, però, tra i pazienti trapiantati si registra anche un aumento dell’incidenza di patologie quali il diabete, sovrappeso e obesità, che aumentano il rischio di incorrere in gravi patologie cardiovascolari, che l’attività sportiva invece può aiutare a prevenire”. Con questa consapevolezza è stato disegnato questo studio clinico, che ha l’obiettivo di verificare se l’attività fisica prescritta ai trapiantati da parte di medici specialisti in medicina dello sport e somministrata da personale specializzato è in grado di migliorare sia i parametri biologici sia la condizione fisica dei pazienti. Verranno inclusi nello studio almeno 120 pazienti per ogni centro trapianto, arruolati nelle strutture  che aderiscono al protocollo in tutta Italia, tra cui il Papa Giovanni.

L’adesione al protocollo verrà proposta al paziente dai medici del Papa Giovanni che lo seguono dopo il trapianto (Gastroenterologia, Cardiochirurgia e Nefrologia); chi accetterà l’adesione alla terapia sportiva verrà inviato agli specialisti del Centro di Medicina dello Sport del Papa Giovanni, che si occuperanno anche di valutare periodicamente la forma fisica dei pazienti, mentre le valutazioni cliniche saranno effettuate dal centro trapianti di riferimento. “Il piano di allenamento sarà stabilito in base alle condizioni cliniche e allo stato psico fisico dei pazienti, che verranno divisi in due gruppi: alcuni verranno seguiti da un personal trainer in palestra, agli altri verranno dati consigli per mantenere adeguati stili di vita, tra i quali quello di eseguire attività fisica regolare  – ha spiegato Giacomo Poggioli, responsabile del Centro di Medicina dello sport dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII -. I controlli periodici verranno svolti in collaborazione con i colleghi che seguono il follow up dei pazienti trapiantati: noi ci occuperemo delle valutazioni funzionali, mentre i colleghi del monitoraggio dei parametri ematochimici legati ai fattori di rischio cardiovascolare connessi alla terapia immunosopressiva”.

In contemporanea alla tradizionale cerimonia per la partenza della Granfondo, si è svolto al Papa Giovanni anche un incontro di aggiornamento organizzato dalla Federazione Medico Sportivo Italiana (FMSI) e presieduto da Paolo Amaddeo, medico dell’ospedale bergamasco e Presidente del Comitato Regionale Lombardia FMSI, e dedicato proprio all’esercizio fisico come strumento di prevenzione e di cura di molte patologie.