Michele Cadei, ultracampione di motonautica. Tento di riassumere un po’ quello che hai vinto se ricordo bene: otto titoli italiani; due titoli internazionali; tre volte vicecampione del mondo; quattro volte vicecampione d’Europa; sette medaglie al valore atletico del Coni; presidente del Comitato regionale Lombardo della Federazione motonautica italiana; membro della Commissione Cultura e Sport del Coni Lombardia per il quadriennio 2021-2014.
Come nasce tutta questa esperienza?
“La passione per la moto d’acqua è tutto ciò che fa parte di me. Inizia tutto negli anni Duemila. Ero un grandissimo appassionato di moto da strada. Resomi conto della pericolosità che c’era sulla strada, tutta la mia adrenalina e la forza che avevo l’ho convogliata sull’acqua. Tutto parte con una esperienza elementare, in quanto da profano salii su una moto d’acqua e me ne innamorai e da lì non ci fu più verso di farmi cambiare sport”.
Qual è questo primo luogo in cui sei salito su una moto d’acqua che ti ha fatto innamorare?
“La prima volta è stato sul Lago di Garda. Salii su una moto di un amico che gli avevo preso a sua insaputa”.
Voi avete il quartier generale di allenamento qui a Treviglio dove trova sede Moto d’Acqua Italia della presidente Catia Cremaschi. C’è anche un po’ della tua idea qui? Quello cioè di portare questo aspetto sportivo sul territorio?
“Sicuramente, in quanto l’esperienza sportiva maturata praticamente in tutto il mondo, avendo visto campi di gara, metodi di allenamento, discipline diverse, ho costruito un know-how e l’ho portato qui a questa scuola di Treviglio per dare la possibilità a tutti i ragazzi di poter accedere a questo sport in modo facile e sicuro. Oggi la cosa più importante di questa nostra scuola è quella di avvicinare i ragazzi diversamente abili o bambini normodotati dai 6 anni in su e tutti quelli che non sono mai andati su una moto d’acqua di poter accedere a questo sport in modo semplice come succede per il calcio. Se un bambino vuol dare un calcio a un pallone ha a disposizione un campo di calcio, se uno vuol fare una partita a tennis trova un campo di tennis praticamente in ogni paese, così per le bocce. Ma prima d’ora se qualcuno voleva avvicinarsi allo sport della moto d’acqua non ne aveva la possibilità. Non c’era la disponibilità delle moto, non c’erano le patenti nautiche e, soprattutto, i campi adibiti per svolgere questa attività. Oggi siamo una delle eccellenze delle scuole italiane dove la gente del territorio può avvicinarsi, come detto, con semplicità e in totale sicurezza”.
Sei presidente del Comitato regionale Lombardo della Federazione motonautica, ovviamente porti dentro tutta la tua esperienza dell’atleta che ha girato nel mondo partecipando a tutte le competizioni possibili e immaginabili. Questo progetto che state coltivando sul territorio è un progetto esportabile in tutta Italia?
“Sicuramente sì, perché l’obiettivo che mi pongo come presidente lombardo, come deve essere per tutti i presidenti o delegati delle altre regioni è quello di avvicinare i ragazzi allo sport, ma come motonautica non stiamo intendendo solo moto d’acqua, perché la motonautica parte dalla radiocomandata, poi c’è la moto d’acqua, l’idrofly, il motosurf, nuovissima disciplina (di cui qui a Treviglio abbiamo fatto la prima gara), abbiamo i gommoncini per i ragazzi, abbiamo la Formula Italia, infine abbiamo imbarcazioni più importanti come l’off-shore e il circuito. Quando si parla di motonautica ci riferiamo a un grandissimo ventaglio di discipline che i ragazzi possono conoscere. Qui a Treviglio i bambini partono con l’esperienza del gommoncino (che è una imbarcazione di otto cavalli, sicurissima). I bambini si divertono con totale sicurezza”.
Quanti atleti coinvolgete in questo progetto?
“Qui a Treviglio, a parte l’off-shore (che sono imbarcazioni grandissime), riusciamo a fare quasi tutte le discipline, e coinvolgiamo un migliaio di persone all’anno”.
E poi questa tua esperienza di vincitore, di vincente, l’hai trasmessa anche in famiglia. Perché la moglie e i figli sono tutti atleti di motonautica.
“Io sono un po’ un caterpillar, un trascinatore e questa è una delle cose più belle. Perché puoi fare uno sport che ami con passione e coinvolgere la famiglia in primis mi dà innanzitutto il supporto personale per andare avanti e soprattutto una gioia. Coinvolgendo la mia famiglia anche le altre famiglie che accompagnano i loro ragazzi si sentono in un ambiente familiare. Mia moglie, Sonia Carrara, è stata campionessa italiana nel 2019 e la mia prima figlia, Nicole, ha già fatto quest’anno all’età di 15 anni, l’esordio anche al Campionato del Mondo”.
Che anche correndo con le atlete più grandi di lei ha dato un po’ di birra a qualche campionessa.
“Sì, essendo nata praticamente sull’acqua (a 6 mesi me la portavo nel marsupio sulla moto d’acqua) si trova a suo agio”.
Quest’anno hai 49 anni e sei ancora sulla cresta dell’onda. Ci sono ancora obiettivi da raggiungere? Hai un sogno nel cassetto?
“Di sogni ne ho più di uno. Il più grande è quello di vincere la Coppa del Mondo. Arrivando per tre volte secondo: 2018, 2019, 2020, per tre anni di fila battuto da tre avversari diversi, da un francese, uno spagnolo e un portoghese. A breve avremo la possibilità di provarci ancora una volta. Quest’anno per me è un onore perché alla Coppa del Mondo in Indonesia, organizzata dall’Unione Internazionale Motonautica, presenzieranno trenta piloti di trenta nazioni diverse. Si partecipa solo su invito. E io rappresenterò l’Italia. L’Unione Internazionale Motonautica ha selezionato i piloti per il loro palmares e per me è già un orgoglio essere riconosciuto come uno dei piloti più forti al mondo. Non vedo l’ora di essere al cancelletto di partenza il 22 novembre in Indonesia”.
Da queste parti, come avrete capito, non si molla niente.