Gioco, partita e incontro. Se dovessimo tradurre in linguaggio tennistico quel che s’è visto sul circuito del Gran Premio di Singapore, non ci sarebbe altro modo per descrivere il trionfo assoluto di Sebastian Vettel e della sua Red Bull. Pole e gara al comando con i fuochi d’artificio ad attenderlo sul traguardo al termine dei 61 giri disputati sotto la luce artificiale. Fernando Alonso, secondo a oltre mezzo minuto dal vincitore, può definirsi solo encomiabile. La bandiera a scacchi del GP di Singapore segna quasi certamente anche la fine della stagione e per Vettel la riconquista del titolo. Encomiabile anche il futuro ferrarista Raikkonen al volante della Lotus con un violento mal di schiena e giunto terzo meritatamente. Quarto Rosberg, che prende il via al fianco di Vettel ma si ferma ai piedi del podio dopo aver sorpassato all’ultimo giro Webber, il cui motore cede e fa andare in fiamme la Red Bull. A seguire Hamilton, Massa, le due McLaren di Button e Perez, Hulkenberg su Sauber e Sutil con la Force India.
Dunque, un dominio asssoluto del binomio Vettel-Red Bull, il cui divario con le dirette concorrenti non è variato nel corso della stagione. Nessuno dei team è riuscito ad avvicinarne le prestazioni, se non in breve occasioni e in determinate circostanze, consentendo a Ferrari e Mercedes di salire sul gradino più alto del podio. Le fasi più interessanti del GP di Singapore sono concentrate nella fase di partenza, con Vettel scattato in prima posizione e Rosberg subito all’attacco fino a insidiare il campione del mondo che mantiene la testa della corsa. Ma straordinaria è la partenza di Alonso, che guadagna ben quattro posizioni salendo al terzo posto. Del resto della corsa non si può che raccontare la lotta nelle posizioni di rincalzo per la conquista di punti utili alla classifica piloti e costruttori.