A Tania Cagnotto e Francesca Dallapè serviva la prestazione perfetta per essere sicure di centrare il podio olimpico nella gara di tuffi sincronizzati da trampolino di tre metri. L’espressione in mondovisione di Giorgio Cagnotto, padre e allenatore di Tania, ultimo a conquistare una medaglia in questa disciplina ai Giochi di Mosca 1980, dopo il penultimo tuffo in programma all’Acquatic Centre di Londra, era di trepida attesa. Espressione subito mutata in marmoreo stupore. Il perché è presto detto. Tania e Francesca hanno gareggiato ad ottimo livello, arrivando ad occupare la seconda piazza, pagando l’unica imperfezione messa in mostra nella prova, che le ha relegate al quarto posto. Irraggiungibili le cinesi Zi He e Minxia Wu, elogio della perfezione e prime con 346,20 punti, argento per le statunitensi Kelci Bryant e Abigail Johnston con 321,90 punti, le italiane avevano virtualmente il bronzo al collo prima che ale canadesi Jennifer Abel e Emilie Heymans effettuassero l’ultimo tuffo, peraltro con esiti disastrosi. Le due nordamericane si disuniscono, si allontanano l’una dall’altra, rovesciano in tempi visibilmente diversi ed entrano in acqua quasi a bomba. Risultato? La giuria le premia, consentendo loro di sopravanzare la coppia azzurra, che chiude al quarto posto. Encomiabile il fairplay di papà Cagnotto, così come delle stesse ragazze, che accettano il verdetto. D’altronde, senza errori la medaglia per Tania e Francesca, a soli due punti dal bronzo, sarebbe arrivata certamente. Forse è proprio questa la quintessenza dello spirito olimpico. Dura lex sed lex.