Bergamo a Cinque Cerchi, Dario Colombi e la corsa sfrenata con il bob a Oslo 1952

L'atleta di Albino prese parte alla rassegna a cinque cerchi in Norvegia prendendo parte alle gare di bob a 2 e a 4.

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Gettarsi da una ripida pista ghiacciata con sotto soltanto un leggero strato di carbonio non è sicuramente l’impresa più rassicurante del mondo.

Pensate di farlo negli Anni Cinquanta con un bob, quando la sicurezza non è propriamente la priorità per gli organizzatori e i tracciati sono delle vere e proprie lingue di ghiaccio scavate fra due muri.

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La paura non è un problema se ti chiami Dario Colombi e sei un giovane studente del Politecnico di Milano.

Nato ad Albino il 3 giugno 1929, ma cresciuto a Pradalunga e trasferitosi in un secondo momento a Brembate, Colombi cresce nel mito della palla ovale, quella del rugby che lo accompagna in gioventù.

Proprio durante un allenamento all’università si imbatte in uno strumento che serve per misurare la forza d’urto dei giocatori ed è molto simile al carrello del bob.

Spunta così l’idea dello sport invernale e Dario incontra il favore in un gruppo di tre persone: Alberto Della Beffa, Sandro Rasini e Dario Poggi, già presente alle Olimpiadi a GarmischPartenkirchen nel 1936 e a Sankt Moritz nel 1948.

I primi test a secco sembrano andare molto bene, così il quartetto decide di mettersi in proprio e provarci anche sul ghiaccio.

Per farlo serve innanzitutto l’attrezzatura e per questo ci pensa Poggi che, forte delle amicizie create in passato, trova un bob costruito prima della Seconda Guerra Mondiale in possesso dello svizzero Fritz Feierabend, argento a Garmisch.

Serve quindi iscriversi a una società sportiva e, a venire incontro ai quattro azzurri, ci pensa il Gruppo Milanese Guidoslitte, affiliato allo Sci Accademico Italiano (SAI).

A quel punto è necessario una pista dove provare e Colombi e compagni si appoggiano su Cortina d’Ampezzo sul tracciato che avrebbe ospitato qualche anno dopo i Giochi.

L’equipaggiamento non è dei migliori tanto che gli aspiranti bobbisti utilizzano delle scarpe dotate di spazzole da bucato in crine necessarie per fare presa sul ghiaccio.

Nonostante non vi sia la possibilità di testarsi contro altri equipaggi, i risultati sembrano buoni tanto da essere inseriti nella squadra nazionale che prenderà parte alle Olimpiadi a Oslo nel gennaio 1952.

Nemmeno il tempo di godersi l’inizio ufficiale dei Giochi che Colombi il 14 gennaio deve scendere in pista per la gara di bob a 2 al fianco di Della Beffa.

Viene scritturato un po’ a sorpresa come frenatore, ma le cose non vanno troppo male visto che al termine della prima manche sono ottavi, davanti ai ben più esperti Umberto Gilarduzzi e
Luigi Cavalieri.

Nella seconda arriva un passo indietro, ma rimangono comunque in top ten, con il miglior equipaggio azzurro in gara.

Il giorno successivo, nelle due manche conclusive, si difendono e concludono in decima piazza a 12″68 dai tedeschi Andreas Ostler e Lorenz Nieberl.

Considerato che si tratta della prima gara ufficiale, si tratta di un “mezzo miracolo”, che da grande fiducia in vista della gara di bob a 4 dove Colombi sarà schierato insieme agli amici Poggi, Della Beffa e Rasini.

Gli azzurri partono in sordina con l’undicesimo tempo, ma l’ultimo riscontro fatto segnare nella seconda manche li retrocede in tredicesima posizione.

Colombi e compagni non si arrendono e, sfruttando i miglioramenti di Della Beffa alla guida, ottengono la decima piazza assoluta a 12″08 dall’equipaggio di Germania I.

Si tratta di fatto della nascita di un movimento che pochi anni dopo avrà come massimo rappresentante Eugenio Monti, ma Colombi deciderà di concentrare i propri sforzi sullo studio.

Nel 1953 vincerà il titolo italiano nel bob a 4 e parteciperà anche ai Mondiali chiudendo nono, ma la carriera finirà di fatto lì, dopo aver coronato un sogno all’inizio sembrava quasi uno scherzo.