Finire ai piedi del podio olimpico è il destino che accomuna la discesista Daniela Merighetti e il combinatista Alessandro Pittin. La discesa femminile di Sochi, che ha visto Tina Maze e Dominique Gisin vincere l’oro a pari merito, ha regalato grande spettacolo e tanta amarezza all’Italia per la bellissima e sfortunata prova di Daniela Merighetti, quarta al traguardo a soli 27 centesimi dalla vittoria e a 10 centesimi dal bronzo di Lara Gut. La 33enne finanziera bresciana, la cui partecipazione alla gara è rimasta in dubbio in seguito alla caduta rimediata proprio nel primo giorno di prove, ha sciorinato una grande prestazione che l’ha vista al top fino alla traversa che immetteva sullo schuss finale. Un errore nell’ingresso le ha fatto perdere circa mezzo secondo, fatale per pensare a una medaglia. Un vero peccato, perchè Daniela aveva dimostrato di comprendere appieno le trappole dissemintae lungo il tracciato.
Maze e Gisin hanno passato invece indenne quel punto cruciale e possono giustamernte esultare. La svizzera, che nel corso della stagione non aveva mai fatto meglio del settimo posto in discesa ed era a digiuno di successo nella specialità dal 2009, è la quinta elvetica ad arrivare sul podio più alto in una rassegna olimpica (la prima fu Michaela Figini nel 1984), mentre Maze diventa la prima slovena a vincere un oro nella storia degli sport invernali e a mettersi al collo tre medaglie. Elena Fanchini ha invece concluso al dodicesimo posto con un ritardo di 1″13 ma non ha mai dato la sensazione di essere in lotta per una posizione di vertice. Quattordicesima Verena Stuffer a 1″18 con una prova dignitosa, Nadia Fanchini (ventiduesima) ha pagato l’alto pettorale di partenza (il 30) e lo scarso feeling che quest’anno sta avendo in questa specialità.
Alessandro Pittin sfiora il podio nella Gundersen di Sochi e l’Italia ritrova un grande campione nella combinata nordica. Il 24enne finanziere friulano, che quattro anni fa a Vancouver regalò la prima medaglia azzurra nella storia della specialità con il bronzo, è arrivato a un nulla dall’eguagliare il suo stesso record con una prova gagliarda che spazza via ogni dubbio sul suo recupero fisico e tecnico dopo i gravi infortunio che lo hanno fortemente limitato negli ultimi due anni.
Venticinquesimo dopo il salto con 1’12” di ritardo dal leader Eric Frenzel, Alessandro ha innestato come di consueto il turbo per recuperare lo svantaggi e metro dopo metro è arrivato ad agganciare il trenino del terzo posto, mentre davanti il tedesco e Akito Watabe si controllavano a vicenda. In quel momento Pittin non è riuscito a trovare collaborazione nel resto del gruppo che comprendeva, fra gli altri, Magnus Krog,, per tentare di andare ad agganciare il duo di testa. Ed è stato proprio il norvegese a sferrare l’attacco decisivo sull’ultima salita che ha visto resistere il solo Pittin. I due si sono così presentati al traguardo in coppia per la volata con vista bronzo e Moan ha fatto prevalere la sua maggiore stazza, mentre Frenzel tagliava a braccia alzate il traguardo davanti a Watabe.
L’ottima giornata della squadra diretta da Ivo Pertile registra anche il settimo posto di un ritrovato Lukas Runggaldier, il quale è tornato competitivo ad altissimo livello proprio nella gara più importante. L’altoatesino è risalito dal ventunesimo posto, mentre Armin Bauer è finito quattordicesimo (con 21 posizioni recuperate nel fondo) e Samuel Costa trentesimo (saldo positivo di dieci posti rispetto al mattino). Questi promettenti piazzamenti consentono al team di casa nostra di guardare con fiducia alla prova a squadre del 20 febbraio, mentre martedì 18 febbraio tocca alla prova individuale dal trampolino grande.