Christof Innerhofer illumina l’olimpiade azzurra a Sochi conquistando una fantastica medaglia d’argento in discesa libera al termine di una gara dura e impegnativa come in poche altre circostanze, su una pista che, come sottolinea il direttore tecnico della nazionale di sci alpino Claudio Ravetto, interpreta le caratteristiche dei tracciati del futuro, con tante curve, salti e veloci tratti di scorrimento. In una delle più belle discese olimpiche, Innerhofer chiude alle spalle del 24enne austriaco Matthias Mayer con un ritardo di soli 6 centesimi, qualcosa come un metro e 66 centimetri dopo tre km e mezzo di gara. Il 29enne azzurro di Brunico, del gruppo sportivo Fiamme Gialle, corona il sogno della medaglia a cinque cerchi alla sua seconda presenza alle olimpiadi invernali. A Vancouver, in Canada, Innerhofer arrivò al 19esimo posto nella discesa libera, al sesto nel supergigante e all’ottavo in supercombinata. Ma alla rassegna iridata di Garmisch nel 2011 si è laureato campione del mondo in supergigante Supergigante, arrivando secondo nella supercombinata e terzo nella discesa libera. Il traguardo di Sochi è la consacrazione di una carriera sempre ad alto livello. Innerhofer costruisce la sua prestazione da podio nel primo tratto affrontato alla perfezione che gli consente di guadagnare 58 centesimi al primo rilevamento cronometrico rispetto a Mayer, che vince 26 anni dopo l’oro di suo padre Helmut. Un vantaggio sceso a 44 centesimi al secondo intermedio, prima di due curvoni di metà gara. L’azzurro mantiene la linea e passa con un margine di 21 centesimi ma dopo il penultimo salto accusa un ritardo di un solo centesimo. Scivola verso il traguardo e il cronometro si ferma a 2’06”29, vale a dire 6 centesimi in più del tempo fatto segnare dal nuovo campione olimpico Matias Mayer, che rinnova la tradizione austriaca in questa specialità. Sul gradino più basso del podio finisce il norvegese Jansrud, che precede il connazionale e leader di coppa del mondo Svindal, deluso quanto l’americano Bode Miller, autore di una prova perfetta che lo poneva tra i favoriti e di una gara al di sotto delle sue possibilità. Davanti a Miller si piazza Peter Fill, secondo migliore azzurro, che scende in modo fluido e pulito, fa meglio di Mayer fino al terzo intermedio, poi paga la fatica pagando 49 centesimi sul traguardo. Più indietro Dominik Paris che parte bene e affronta il tracciato con la necessaria determinazione, ma paga la fatica e la mancanza di allenamento chiudendo a 90 centesimi dal vincitore. Incollato a Paris il quarto azzurro Heel, subito aggressivo ma autore di una gara troppo nervosa. Fuori gara il francese Clarey, abdica il campione olimpico uscente Defago, sceso con il numero 27 e più veloce di 24 centesimi al secondo intermedio. Poi lo svizzero accusa un ritardo crescente che lo regala ben oltre le prime dieci posizioni. Riecheggia da Sochi l’acuto di Innerhofer che alla telecamera che lo inquadra dopo il traguardo grida “yes, yes, yes”, consapevole di aver compiuto un’impresa.