E’ arrivata, per la prima volta davanti ad un pubblico “ostile”, la vittoria di Roger Federer a Wimbledon, vittoria numero 7 (su 8 finali disputate), che lo porta a eguagliare Pistol Pete Sampras e William Renshaw. A 30 anni, quando molti critici e cosidetti addetti ai lavori lo davano già per finito ed instradato verso una nuova “carriera” di padre a tempo pieno, ha risposto da par suo, giocando il tennis migliore di questa edizione 2012. La classe rimane inalterata, i momenti di gioco scintillante appaiono e scompaiono, ma resta indubbio che non si possa non amare un campione come lo svizzero. Da lunedì tornerà capofila, al numero 1 del mondo sopravanzando nuovamente Djokovic e Nadal, usciti malconci dal torneo londinese. La caccia è ancora aperta il prossimo obiettivo ha cinque cerchi ed il prezioso metallo a ricoprirlo, inutile nascondere quanto Roger tenga al Torneo Olimpico ed il fatto che si giochi proprio su questi stessi campi, non può che aumentare le possibilità di vederlo con al collo una medaglia. La finale ha una valenza doppia per la storia che comunque incoronerà un vincitore “speciale”. Le lacrime di Andy Murray durante la premiazione finale, sono l’espressione “disperata” di un ragazzo che manca ancora una volta il successo (quarta finale persa) in un Torneo dello Slam, con l’aggravante di “disattendere” le speranze del pubblico britannico voglioso di rivedere finalmente un connazionale alzare il trofeo. Resta nella memoria ancora il trionfo di Fred Perry nel 1936, ultimo a riuscire nell’impresa e gli anni trascorsi sono 76! Si parte subito con Federer al servizio ed il break dello scozzese, restituito dopo tre giochi, con il primo set risolto grazie ad un pessimo gioco di servizio dell’elvetico giocato sul 4/4 e così siamo 6/4 Murray. Il secondo set vive sulla falsariga del primo con Roger costretto ancora ad annulare pericolose palle break, fino al 6/5 in proprio favore, momento nel quale lo scozzese scende di qualità al momento di guadagnarsi il tie-break. Due palle break che valgono il set e così con una efficace discesa a rete, Roger chiude 7/5. Terzo set che parte seguendo i servizi e poi la svolta, prima meteorologica (pioggia su Centrale), poi logistica (40 minuti circa necessari per “coprire” il campo) ed infine tennistica, con il campione rossocrociato che si scrolla di dosso la patina di timore ed insicurezza che lo aveva attanagliato nella prima parte dell’incontro. Al rientro infatti lo spartito suona decisamente una musica differente e così bastano un paio di dritti ben piazzati per un altro break equivalente al 6/3 per il terzo parziale. Ora è Murray a dover soffrire ed inseguire, non c’è che dire, Andy ci prova, ha una palla per salire subito 2/0, ma viene cancellata da un servizio vincente e nel quinto gioco si vede costretto ad alzare definitivamente bandiera bianca, cedendo ancora una volta la battuta. Sul 5/4, 40-15, due match points, con il primo annullato ed il secondo che vale un “tuffo” sull’erba più amata. Il successo di Wimbledon 2012 è il 17esimo della carriera di Roger, che diviene anche il primo trentenne a trionfare da 37 anni a questa parte (Ashe 1975). Un momento davvero storico sotto tanti punti di vista, un momento che tutti gli appassionati attendevano ed ora avanti con il palcoscenico del tennis pronto ad ospitare la performance Olimpica.
( commento di Luca Polesinanti )