Le vittorie italiane al Roland Garros nel doppio misto (con Sara Errani e Andrea Vavassori) e nel doppio femminile (di Errani con Jasmine Paolini), insieme alla finale raggiunta nel singolare maschile da Jannik Sinner (numero 1 nella classifica ATP), sono solo gli ultimi straordinari risultati nel momento d’oro del tennis italiano.
Un percorso costellato di successi che sono il frutto di un lavoro incessante e quanto mai redditizio negli ultimi anni. Un lavoro di squadra a tutti i livelli che oggi è di esempio anche per tutte le altre nazioni nel panorama tennistico mondiale. Dopo il New York Times, che un mese fa aveva celebrato il tennis italiano sulla sua testata sportiva, “The Athletic”, a guardare con ammirazione al “sistema Italia” e alla Federazione Italiana Tennis e Padel è anche Eurosport Germania, in un articolo di Christoph Niederkofler pubblicato il 12 giugno.
“Perché l’Italia è così forte? La Germania può prenderne esempio”, si legge nel titolo. Valore che va anche oltre la presenza di Sinner, primo n. 1 italiano nella storia, e che guarda anche a Paolini (n. 4 WTA in singolare e oro olimpico nel doppio femminile), a Lorenzo Musetti (n. 6 ATP e bronzo olimpico in singolare) e a tutti gli atleti presenti nella Top-100.
“Traguardi il cui prestigio è difficile da superare. Traguardi che portano tutti con sé le caratteristiche dell’Italia. Il successo del ventitreenne (Sinner) e delle stelle italiane non è una coincidenza, tuttavia. È piuttosto il risultato di un sistema ben studiato che tutto il mondo del tennis sta ora inseguendo. E da cui anche la Germania potrebbe imparare qualcosa”, si legge. “Quindici anni fa, nessun italiano era tra i primi 50 e solo tre erano tra i primi 100 al mondo. Poi la Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP) ha dato il via a una rivoluzione d’oro”.
L’articolo muove dalle parole di Angelo Binaghi, presidente FITP, in un’intervista rilasciata alla Reuters: “Tutto sta accadendo più velocemente di quanto avremmo potuto immaginare. Paesi che in passato erano molto più sviluppati di noi, come la Francia, sono venuti qui diverse volte per studiare quello che facciamo“.
Un focus particolare è dedicato all’opera di decentralizzazione nella formazione dei giovani talenti, che non vengono più necessariamente inviati nei grandi centri di formazione, ma crescono, aspetto sottolineato recentemente anche da Matteo Berrettini, senza doversi allontanare dal loro ambiente: “Anche dopo la scoperta – prosegue Niederkofler – i giovani atleti continueranno a essere allenati dai loro allenatori a casa e supportati da una rete di centri tennis in tutto il paese. Il motto è: prosperare nell’ambiente in cui sono stati piantati i semi. Gli allenatori, a loro volta, vengono consigliati dai cosiddetti super coach, come Riccardo Piatti o Renato Vavassori, e vengono tenuti costantemente aggiornati sui nuovi metodi attraverso corsi di formazione continua”.
“Gli investimenti nel settore tecnico sono aumentati del 14% nel 2016 rispetto all’anno precedente, del 5% nel 2017 rispetto al 2016 e di un ulteriore 4% nel 2018 rispetto all’anno precedente”. Un cambiamento culturale con una base solidissima: “Che un giocatore lavori con la federazione o con un allenatore privato, il concetto è sempre lo stesso. Ognuno segue la propria strada e tutti hanno successo”.
Nei primi tre mesi del 2024, il boom ha portato ad un aumento di iscrizioni del 20% in tutti i club d’Italia, consolidando il tennis come sport più popolare del paese dopo il calcio. Con progetti che riscuotono enorme successo: “Dal 2013 è attivo il progetto “Racchette in classe” per avvicinare i bambini al tennis e agli altri sport con racchetta. I tempi in cui nei cortili delle scuole si emulavano icone come Lionel Messi e LeBron James sono finiti. Ora anche Sinner, Musetti e Paolini sono dei riferimenti”.
Gli altri punti di forza sui quali l’articolo si concentra, in ultimo, sono le infrastrutture e il nutrito numero di tornei in Italia, che aumenta la competitività dei giovani talenti. Snodo fondamentale è rappresentato dal progetto Campi Veloci che ha preso il via nel 2010, il primo tassello di un cambiamento strutturale avviato con la nascita dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi”.
“A quel tempo – si legge ancora su Eurosport – circa il 90 per cento dei campi da tennis sul suolo italiano era ricoperto da terra battuta; oggi i campi in cemento sono 3.000, circa quattro volte di più rispetto a sedici anni fa. Ciò favorisce anche la versatilità del gioco degli atleti”. Versatilità che trova terreno fertile, oltre a “esami” quotidiani e stimolanti, in un paese l’Italia, che “ospita il maggior numero dei tornei Challenger”, veri e propri “acceleratori” per lo sviluppo dei giovani talenti, anche attraverso l’assegnazione delle wild card.
Un modus operandi elogiato anche da un ex n. 1 al mondo e campione Slam come Jim Courier, oggi commentatore per Eurosport: “In certi tornei, anche se si vince, si perdono soldi quando bisogna viaggiare all’estero”, ha commentato. “In Italia, ottengono supporto finanziario e godono di buone condizioni, il che dà agli atleti l’opportunità di raggiungere un livello mai visto prima. Gli italiani sono attualmente il punto di riferimento nel tennis e nello sviluppo dei giocatori. Questo significa che molti altri devono recuperare terreno”. (Fonte: Fitp)