Tennis, Ovcharenko dopo la vittoria di Bergamo torna a parlare della guerra in Ucraina

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Una parte della famiglia – fratello e sorella – è rimasta a Kiev, in Ucraina, a sperare che questo incubo passi in fretta. Oleksandr Ovcharenko, vive in giro per il mondo col sogno di diventare professionista, con l’Italia come base. Da 5 anni vive e si allena a Bari, 20 anni e tante speranze, che hanno assunto un contorno diverso dopo il 24 febbraio 2022, il giorno dell’inizio dell’invasione russa nel suo Paese d’origine.
“A una situazione tanto assurda come questa – spiega Ovcharenko – non ci si può abituare mai. Solamente si può cercare di superare lo shock e di andare avanti con una vita più o meno normale. È ovvio che il pensiero corra sempre là, ai miei fratelli che sono a Kiev. Rispetto ai giorni di febbraio e marzo, nella Capitale la situazione sembra normalizzata, ma ho amici che la casa non ce l’hanno più e il timore ovviamente resta”.

Dopo aver vinto il Torneo Azimut di Bergamo, sulla terra rossa del Tennis Club Città dei Mille, l’ucraino Oleksandr Ovcharenko è entrato nei top 100 della nuova generazione al mondo, mentre nella classifica Atp si colloca intorno al 540° posto. È stato il suo primo titolo da professionista. A 20 anni ha un futuro spianato davanti a sé. Su questa stessa terra rossa sono passati Novak Djokovic e Fabio Fognini. Il destino per l’ucraino sembra già tracciato. Si allena in Italia, all’Accademia Tennis di Bari alla scuola del coach Vincenzo Carlone. Il suo è un tennis poco appariscente, che non concede nulla allo spettacolo, ma molto redditizio con un solido servizio.

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La vittoria lo rende felice solo a metà, perché è turbato da ciò che sta succedendo nel suo Paese, dove ha amici e parenti. “Il mio cuore è in Ucraina – dice – e francamente ho pensato di tornare là per dare una mano. Ciò significherebbe fermare la carriera, per chissà quanto tempo. Nessuno sa dire quando questa guerra finirà, purtroppo potrà durare ancora a lungo. Ho sacrificato 15 anni della mia vita per coltivare l’obiettivo di diventare professionista e perdere tutto adesso sarebbe difficile da accettare”.

Parlo con i miei colleghi di nazionalità russa, loro non hanno colpa per quello che è successo. Ma prima devono garantirmi che non appoggiano la guerra. Se il conflitto va avanti è anche perché in Russia c’è ancora un certo consenso popolare. Non so se riuscirei a giocare un doppio in formazione con un russo. Non credo di potercela fare”.

Togliere i punti Atp al torneo di Wimbledon ha paradossalmente favorito un russo (Daniil Medvedev) nel ranking mondiale. Quindi cosa cambia, alla fine? I miei genitori si sono da tempo trasferiti in Croazia, ringrazio il cielo che siano al sicuro. Per quanto mi riguarda continuerò ad allenarmi in Italia, a frequentare i tornei in Italia quando posso, sperando di crescere ancora”. Un atleta a 20 anni meriterebbe un futuro più sereno.