Vola, Martina, vola

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Federica Sorrentino

Nove anni fa, estate 2012, l’Italia sportiva era passata dalla doppietta di Mario Balotelli che aveva piegato la Germania alla delusione della finale del campionato europeo di calcio persa con la Spagna. Di lì a poco si sarebbe accesa la fiaccola olimpica a Londra, occasione per riscoprire lo spirito italico e festeggiare podi azzurri anche in discipline che tornano sulle prime pagine ogni quattro anni. Nessuno si sarebbe aspettato un séguito di pari livello per le Paralimpiadi. In terra di Albione, in maniera definitiva, il mondo ha capito il valore di atleti che hanno saputo rimettersi in gioco e offrire prestazioni di livello assoluto, oltre ogni limite immaginabile. Tra essi una bergamasca, che oggi tutti conosciamo e ammiriamo: Martina Caironi. Rinata dopo l’amputazione sotto il ginocchio sinistro e portata ai massimi livelli da un altro bergamasco, il prof. Mario Poletti, Martina tagliò a braccia alzate il traguardo dei 100 metri nello stadio londinese, mettendosi al collo la prima delle due medaglie d’oro a cinque cerchi finora conquistate. La seconda arrivò sulla stessa distanza quattro anni dopo a Rio de Janeiro, quando fu anche alfiere della spedizione azzurra, con l’aggiunta di un argento nel salto in lungo, specialità in cui aveva conquistato l’oro mondiale nel 2013, replicato nel 2017 e agli europei 2018. Nel frattempo, sono arrivati i record mondiali sui 100, prima donna ad abbattere il muro dei 15 secondi nella sua categoria, e quello nel salto in lungo, arrivando a superare a più riprese i 5 metri nelle ultime due settimane. Quando una giovanissima atleta, Ambra Sabatini, le ha strappato il primato mondiale di velocità, Martina Caironi si è rimessa al lavoro arrivando a far segnare un tempo quasi uguale, facendo capire di essere pronta a riprenderselo. E mentre si attende una finale olimpica con una lotta spalla a spalla tra le due, la 40enne Monica Contraffatto, militare dell’Esercito che proprio le gesta di Martina hanno accompagnato a nuova vita, è pronta a completare un podio azzurro che sarebbe da leggenda. La Caironi vista all’opera negli ultimi tempi è un simbolo di tenacia sportiva da tradurre in insegnamento di vita. Non si vince per caso, così come occorre tempra inesauribile e fiducia illimitata in sé stessi per superare dolorosi imprevisti. Fugati i dubbi sulla sua integrità e continua maturazione agonistica, Martina, simbolo dell’atletica paralimpica, vola e promette a lei e a noi di non deludere le aspettative.

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