La delicata situazione economica e sociale che investe l’Italia e il clima di incertezza che condiziona il lavoro e la vita quotidiana impongono qualche riflessione anche sul contributo che lo sport, attraverso atleti e spettatori, può fornire per restituire alla nostra società il giusto equilibrio e il rispetto dei valori fondamentali della convivenza civile. Dopo il drammatico episodio avvenuto davanti Palazzo Chigi, uno dei simboli delle istituzioni democratiche, con un’azione isolata, ma non per questo meno preoccupante, che ha portato al ferimento grave di due carabinieri, è giusto interrogarsi su ciò che ognuno è chiamato a fare per il bene del Paese. Probabilmente basta tornare in primo luogo a mettere in pratica i principi del rispetto reciproco,dopo aver tollerato per troppo tempo l’assurda e ingiustificata routine degli odi contrapposti e delle fazioni contro quando c’è di mezzo, per esempio e il più delle volte, una partita di calcio. Perfino per la finale di Coppa Italia, che nell’edizione 2013 vede di fronte le due squadre della capitale, la decisione su data e orario di svolgimento è diventata oggetto di polemiche per via degli scontri e incidenti tra le opposte tifoserie che hanno caratterizzato l’ultimo derby di campionato. E’ assolutamente intollerabile che una manifestazione sportiva, a qualsiasi livello, possa diventare occasione di scontro di piazza e sugli spalti. Nessuna disciplina richiama tanto pubblico e interesse quanto il calcio. E’ quasi naturale che allo sport più seguito e praticato venga chiesto di dare un segnale di distensione. Occorre sicuramente abbassare i torni e ricondurre la discussione a confronto dialettico educato, epurato di espressioni offensive a cui ci siamo, ahinoi, abituati. Se lo sport è maestro di vita, allora facciamone tesoro, riappropriandoci del fairplay, senza , rinunciare alle passioni e combattività, e traducendolo nella vita di tutti i giorni.