Sono l’amministratore delegato della Juventus, Beppe Marotta, il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, l’allenatore dell’Atalanta, Stefano Colantuono, e l’ad del Sassuolo, Carlo Rossi, i vincitori della seconda edizione del ”Premio Pietro Calabrese”, istituito in memoria del giornalista ed ex direttore di Messaggero, Panorama e Gazzetta dello Sport, scomparso nel settembre 2010. Il premio, con il patrocinio del Coni, Figc, Lega di Serie A e Lega di Serie B, Ordine dei Giornalisti, della Regione Lazio e della Provincia di Viterbo, viene consegnato sabato 1° giugno a Soriano del Cimino, in provincia di Viterbo. Tra gli ex calciatori, premiati Angelo Peruzzi, già portiere di Juve e Lazio, e Sebastiano Nela, che fu difensore della Roma. Tra i giornalisti, invece, il riconoscimento va al direttore del Corriere dello Sport Paolo De Paola, al vicedirettore della Gazzetta dello Sport, Ruggiero Palombo, al vicedirettore Rai Sport, Bruno Gentili, alla conduttrice di Sky Sport Ilaria D’Amico e al direttore del Tg1, Mario Orfeo.
”La manifestazione – sottolinea il promotore e responsabile del Premio Antonio Agnocchetti – è intitolata a un professionista di grande talento, onestà e coraggio, che ha dedicato la vita al giornalismo e alla cultura, dirigendo prestigiose testate nazionali con equilibrio e obiettività”.
Firma di punta del giornalismo italiano, Pietro Calabrese è nato a Roma l’8 maggio 1944. Ha iniziato la sua lunga carriera all’Ansa per poi arrivare alla direzione del Messaggero, di Panorama e della Gazzetta dello Sport, senza dimenticare esperienze anche all’ Espresso e in Rai. Nel Messaggero mise insieme una squadra formidabile di giovani giornalisti, molti dei quali sono poi diventati direttori di giornali o inviati di rango. Con la sua direzione il quotidiano di Roma toccò l’indice più alto di vendita: trecentomila copie giornaliere. Nel ‘96 fu anche nominato direttore del comitato per la candidatura di Roma per le olimpiadi del 2004. E’ scomparso il 12 settembre 2010 all’età di 66 anni. Lui stesso ha raccontato quasi ogni settimana, sul Magazine del Corriere della Sera, la sua malattia come fosse quella del suo “amico Gino” e l’ha descritta in un libro dal titolo “L’Albero dei mille anni”, che non è riuscito a vedere in libreria perché pubblicato a pochi giorni dalla sua scomparsa. Uomo di alte doti morali, leale e sincero, pieno di senso dell’umorismo; professionista esemplare di grande talento e vivacità intellettuale, ha dedicato la sua vita al mondo del giornalismo e della cultura.