Parliamo di Yara affinché non se ne perda memoria. Tre anni dopo che la speranza di ritrovarla viva venne meno. La scomparsa e la scoperta dell’omicidio della giovanissima ginnasta di Brembate Sopra hanno segnato profondamente genitori e figli, ricordando, casomai ce ne fosse stato bisogno, che il male è dietro l’angolo. Ed è ancora più raccapricciante fare i conti con la risposta insoluta all’assurdo delitto di una tredicenne che amava lo sport e coniugava i valori autentici della vita. Quegli stessi che l’ignoto assassino ha calpestato, infierendo su di lei e nel contempo su un’intera generazione di ragazze come lei. Chi sa, parli. L’appello non si spegne e neppure la volontà di ottenere giustizia. L’inchiesta ha prodotto finora solo una enorme banca dati del dna. Il terzo anniversario segna una svolta. E’ passato troppo tempo e bisogna ripartire. Gli inconfutabili dati scientifici non sono bastati. Occorre fare breccia nelle coscienze. L’attesa non è mai vana. A Yara si deve questo e molto altro. Ha incarnato il sogno adolescenziale appena sbocciato. E’ diventata figlia di tutti perché aveva quasi tutto in comune con le sue coetanee: abitudini semplici e rituali, scuola, oratorio, la sua amata ginnastica ritmica. Ora lei è l’angelo delle compagne di palestra.