Metti l’Uomo dalla veste bianca al cospetto dei campioni di calcio che in suo onore hanno deciso di giocare una partita amichevole la vigilia di ferragosto e scopri che bastano poche parole per ricondurre lo sport più popolare e amato al mondo alle sue vere radici. Nella sala Clementina del Vaticano sono circa 200 tra giocatori, dirigenti e funzionari delle federazioni di Italia e Argentina, le nazioni alle quali appartiene Papa Francesco, per origini familiari l’una, per avervi trascorso l’esistenza l’altra. Non saprebbe per chi tifare, ma per fortuna è un’amichevole. “E che lo sia veramente” chiosa il Pontefice, che scherza con i calciatori argentini e italiani ricevuti in udienza privata e non nasconde la sua passione per il San Lorenzo, squadra campione d’Argentina nel lontano 1946. Di fronte ci sono Lionel Messi e Mario Balotelli, i simboli delle due nazionali, i top player che per problemi fisici devono rinunciare a scendere in campo. Ma non avrebbero rinunciato mai a incontrare il Papa.
“Voi, cari giocatori, siete molto popolari: la gente vi segue molto, non solo quando siete in campo ma anche fuori. Questa è una responsabilità sociale!” ha sottolineato Papa Francesco, che offre nel suo discorso una lezione autentica di disciplina sportiva. “Nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo, perde forza, anche se la squadra vince. Non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra. Forse queste tre cose: bellezza, gratuità, cameratismo si trovano riassunte in un termine sportivo che non si deve mai abbandonare: dilettante, amateur. E’ vero che l’organizzazione nazionale e internazionale professionalizza lo sport, e deve essere così, ma questa dimensione professionale non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra: essere amateur, ‘dilettante’. Uno sportivo, pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di ‘dilettante’ fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza”. “E questo vi porta a pensare che, prima di essere campioni, siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità”. “Quando i calciatori assumono l’atteggiamento dei dilettanti – ha ribadito Papa Francesco – si elimina definitivamente il pericolo della discriminazione. E quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti”.
Sarebbe straordinario se il mondo del calcio lo prendesse in parola e si tornasse a sostenere e applaudire la squadra del cuore anche quando le sorti dell’incontro sono negative. Intanto il Papa continua a giocare nel campo in cui Dio lo ha posto e chiede di pregare per lui affinché la sua partita possa essere onesta e coraggiosa per il bene di tutti noi.