Tennis: Wimbledon ritrova una campionessa Serena!

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Torna al successo Serena Williams, dopo un lungo periodo segnato da infortuni e gossip che la avevano decisamente allontanata dal tennis di alto livello. Ritrovata un minimo di condizione fisica, ha dimostrato di essere ancora oggi imbattibile per le ragazze di belle speranze che si stanno afffacciando solo ora sui palcoscenici più importanti. Una di queste è sicuramente la 23enne polacca, che se ce ne fosse stato ancora bisogno ha dimostrato anche oggi le proprie solidità e qualità. Non a caso è stata soprannominata “nuova Hingis” e se a livello di successi il paragone appare lontanissimo, siamo certi che avanti di questo passo la Radwanska si stabilirà per lungo tempo nella elitè del tennis in gonnella. Quinto titolo sull’erba inglese (2000-2002-2008-2009) e conti pareggiati “in casa” con la sorella Venus (con la quale è arrivata fino alla finale anche in doppio). La partita è quella che tutti si apettavano nel primo set, con la colored statunitense scatenata protagonista. In un attimo siamo già 4/0 e la polacca non sembra nemmeno entrata in campo. Un minimo di sussulto orgoglioso lo offre nel sesto game, salvando due set-points ed evitando l’umiliante 6/0. Ma cambia davvero poco, dopo 36 minuti siamo già 6/1. Sembra di assistere ad un allenamento, ma poi inevitabilmente e fisiologicamente la pressione e la potenza di Serena calano, consentendo alla Radwanska di ritrovare piano piano le proprie certezze, recuperato un pericolosissimo break, gioca il proprio miglior tennis, fino al 6/5, quando alla prima occasione utile, sorprende tutti quanti aggiudicandosi meritatamente il secondo parziale (7/5). Nel terzo set ancora equilibrio fino al decisivo break sul 2 pari che spazza via le ultime chances di impresa per la giocatrice dell’Est. Finale in discesa e 6/2 che consegna il trofeo alla Williams dopo 122 minuti di tennis. Alcuni numeri per definire meglio il successo di Serena: 17 aces a 2; 58 vincenti a 13 e 99 punti totali conquistati contro i soli 80 dell’avversaria, poco valgono così i 36 errori non forzati commessi, numero decisamente alto ma che testimonia lo “stile” a tutto braccio e senza mezze misure di un personaggio che in fondo si rispecchia nel proprio gioco. Tutto pronto quindi per la grande finale di Domenica, in cui Roger Federer e Andy Murray si sfideranno alla caccia ognuno dei propri sogni. Lo svizzero vincendo la finale può tornare numero 1 al mondo, ma soprattutto essere il primo giocatore a raggiungere il proprio mito Pete Sampras a quota 7 successi a Wimbledon e 286 settimane in vetta al ranking ATP (Roger è “fermo” a 285). Da esattamente un secolo (Gore 1912) un giocatore non arrivava per otto volte in finale nel torneo londinese. E a proposito di grandi numeri, sono esattamente 74 gli anni passati dall’ultima edizione in cui un britannico aveva raggiunto l’ultimo atto del torneo (Austin), provate ad immaginarvi la pressione sulle spalle dello scozzese all’ingresso in campo! Dopo tre sconfitte patite in semifinale (Roddick 2009, Nadal 2010, 2011), Andy riesce a vincere il taboo sconfiggendo in quattro set (6/3 6/4 3/6 7/5) il francese Tsonga (alla seconda semifinale consecutiva) dopo quasi 3 ore di gioco. Benissimo per i primi due set, lo scozzese cede il terzo di fronte all’arrembaggio del colored ormai alle corde. Il quarto set vive sul filo sottile dell’equilibrio fino ad un dodicesimo spettacolare gioco in cui la risposta di Murray ha la meglio sul serve&volley di Tsonga. Vedremo da che parte si schiereranno gli spettatori presenti, che solitamente amano i propri campioni e Roger fra questi è davvero unico, sospeso come tanti prima di lui, fra i ricordi di uno splendido passato, le certezze di un arduo presente a battagliare con “giovani leoni rampanti” e la speranza di un futuro ancora roseo e longevo. Non a caso il pubblico è parso decisamente affiliato alla bandiera rossocrociata nella semifinale contro il campione uscente Nole Djokovic. Partita velocissima nei primi due set, risoltisi entrambi per 6/3 ma ognuno con un padrone differente individuato dal primo break messo a segno. La svolta arriva nel terzo parziale quando sul 4 pari, Federer cancella una pericolosissima palla break con un servizio vincente. Nel game successivo, sotto 15-30 il serbo spara malamente fuori un comodo smash e si trova a fronteggiare due palle break che valgono il set. Annullata la prima con una combinazione servizio ad uscire-dritto vincente, nella seconda si fa aggredire dopo un lungo scambio, concedendo all’avversario una comoda conclusione sottorete, chiusa in maniera vincente. Il black-out di Nole prosegue anche in apertura di quarto set, dove concede un “letale” break nel secondo gioco, condannandosi in pratica alla sconfitta. Federer è in fiducia e diviene ingiocabile nei propri turni di servizio. Braccia al cielo dopo il secondo match point e quarto set portato a casa ancora per 6/3, dopo 2 ore e 20 minuti di sublime spettacolo tennistico. Ottava finale come detto, sulle ultime dieci partecipazioni, dopo due cadute nei quarti di finale, ci perdonerà Sua Maestà, la Regina Elisabetta, ma il Re è tornato!

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( commento di Luca Polesinanti )