Una nuova cultura dello sport è possibile. Ma dobbiamo cambiare il linguaggio

422

Metti al tavolo due giornalisti del calibro di Claudio Arrigoni, che vanta una lunga esperienza sportiva televisiva e di carta stampata, nonché espertissimo di sport paralimpici, e di Flavio Tranquillo, la voce del basket su Sky. Il tutto condito dalle provocazioni letterarie di Mario Zaninelli che più che moderare è stato un vero stimolatore d’interessi.

La serata si preannunciava intrigante già a partire dal luogo: la Sala del Trono di Palazzo Visconti di Brignano Gera d’Adda e poi dal titolo messo lì a mo’ di indagine tra i professori che insegnano educazione fisica: “Gioco, Partita, Incontro. Una nuova cultura dello sport”. A organizzare il tutto le associazioni Pro Moto Bergamo e Abief Brescia, accomunate dal progetto di Capitale della Cultura.

forbes

Cultura, appunto, perché è di questo che si è parlato tutta sera. Di una nuova cultura dello sport. È possibile? E qui i ragionamenti sono diventati addirittura dirompenti. È fallace l’idea di indicare nei campionissimi il modello di sport da seguire. I paradigmi che conosciamo e pratichiamo devono essere ribaltati. Il concetto Mens sana in corpore sano di antica memoria si potrebbe tradurre in: Mens sana in linguaggio sano. Dobbiamo dire basta agli stereotipi bellici degli incontri dove gli avversari devono essere abbattuti dal killer instict.

Brignano Gera d'Adda
Da sinistra: Flavio Tranquillo, Mario Zaninelli e Claudio Arrigoni

È necessario riscoprire un linguaggio che rispetti innanzitutto la persona, perché non esiste lo sportivo separato dalla sua stessa persona.
Cambiare linguaggio significa anzitutto cambiare i modelli di riferimento cui siamo sottoposti ogni giorno. Dai mass media (giornali di carta, online, televisioni) ai modelli economici che determinano successi o insuccessi più o meno drammatici dentro i diversi campionati delle diverse discipline sportive.

Lo sport è anzitutto un’azione sociale, che deve coinvolgere le istituzioni tutte. E allora necessita creare una cultura dello sport. E fare sport significa far parte di qualcosa che si possa coltivare. La cultura deve essere comunitaria.
E se lo sport deve essere per tutti deve contemplare anche la cancellazione di genere (ma qui siamo su un pianeta sconosciuto e praticato da nessuno).

La società migliore – sottolinea Arrigoniè quella dove la gente è felice. E dobbiamo fare in modo che lo sport sia una cosa bella”.

La serata si è trasformata in un Agone – come spiega Tranquillo – nel senso greco del termine dove un cerchio di persone si sfidano a superarsi dicendo cose belle. Superarsi, questa è l’essenza ontologica dello sport. Superare i propri limiti. Andare oltre se stessi anche se questo non vuol dire necessariamente vincere il titolo mondiale.

L’incontro della serata ha voluto lasciare un messaggio ai convenuti, quello di alzare lo sguardo verso il cielo e non demordere sul riformare le cose a partire da quanto ci circonda, come ad esempio, lottare per una nuova cultura dello sport.