(Adnkronos) – Convento povero, ma frati ricchi. Il Comune più povero d’Italia non si trova al Sud, ma in Lombardia. E' Cavargna, in provincia di Como: il reddito medio dichiarato è di appena 7.402 euro all’anno. "Ma la gran parte dei cittadini stanno tutti bene", chiarisce all'Adnkronos il sindaco Ermanno Rumi. "Qualche pensionato ha una situazione più modesta, certo, ma nel complesso quasi nessuno fa fatica ad arrivare a fine mese". Il motivo? "Il 90% lavora in Svizzera. Lugano è a mezz’ora di macchina così, ogni giorno, le persone attraversano il confine, guadagnano e poi tornano a vivere e spendere in Italia. La spesa, la casa, la vita quotidiana restano qui", sottolinea il primo cittadino. Il vero problema, prosegue, "sono le casse comunali. In effetti, l’unico 'vantaggio' dell’essere il comune più povero d’Italia è che, quando mi chiamano — ad esempio l’Enel o altre società — per aumentare i prezzi, posso rispondere: 'Guardate, state parlando con il sindaco del comune più povero d’Italia, non possiamo permetterci certe cifre per i contratti", dice con ironia il sindaco.
Cavargna, il comune più “povero” d’Italia dove nessuno si sente povero
Un piccolo Comune di montagna in provincia di Como con appena 172 abitanti. Ermanno Rumi racconta che i numeri economici “non raccontano la verità della nostra realtà. È vero che i dati fotografano una situazione economica, ma non descrivono la nostra ricchezza — spiega Rumi —. Qui c’è un senso di comunità forte, un legame autentico con la natura e un patrimonio culturale e paesaggistico che rappresenta una ricchezza immateriale, ma straordinaria.” Cavargna sorge tra le valli e i boschi dell’Alto Lago di Como, al confine con la Svizzera. È il comune più alto della provincia e custodisce una vita scandita da ritmi diversi, dove il valore del tempo, della solidarietà e della semplicità è ancora tangibile. “Siamo poveri solo nei bilanci”, dice.
La ragione della “povertà” di Cavargna è legata soprattutto alla sua struttura demografica e territoriale
Le attività produttive locali sono poche: "due rifugi, un alpeggio, qualche bed & breakfast e alcune aziende agricole e pastorali che mantengono viva la tradizione", spiega il sindaco. Tuttavia, come prosegue, “il 90% dei cittadini lavora in Svizzera”, dove gli stipendi sono più alti ma le tasse vengono pagate oltre confine. “Da noi i redditi dichiarati sono bassi, ma i cittadini vivono bene — continua Rumi —. Qui nessuno si sente povero. Si vive immersi in una natura incontaminata, con una qualità della vita che molti, nelle città, ci invidiano.” Il problema, semmai, riguarda le casse comunali, che risentono di questa situazione fiscale: “Le entrate correnti del Comune sono un disastro, ma la gente vive con dignità e orgoglio. L’unica vera povertà è quella del bilancio”.
Il paese di San Lucio, il santo dei casari
Il simbolo spirituale di Cavargna è San Lucio, un santo umile e povero, vissuto tra Italia e Svizzera, molto amato dagli abitanti della valle. Rumi lo descrive come “una figura semplice, un po’ come San Francesco, che si dedicava ai poveri e agli affamati utilizzando gli scarti della produzione casearia. Fu però accusato di furto e martirizzato dal suo padrone: da allora è venerato come patrono dei casari". La leggenda racconta che, nel giorno della sua ricorrenza — il 12 luglio — le acque del laghetto vicino al santuario di San Lucio si tingessero di rosso, in memoria del suo sacrificio. “Abbiamo voluto dedicargli anche un affresco sulla facciata del Comune — spiega il sindaco — perché rappresenta perfettamente lo spirito del paese: povero nei mezzi, ma ricco di valori e solidarietà.”
La sfida dei servizi e della burocrazia
Essere un piccolo comune di montagna comporta inevitabilmente delle sfide: infrastrutture limitate, personale ridotto, difficoltà burocratiche. “Io ho un’impiegata e un operaio — spiega Rumi —. Il Testo unico degli enti locali è lo stesso per Milano e per Cavargna, ma le risorse sono incomparabili. Ogni pratica, ogni bando è una fatica enorme.” Nonostante tutto, il Comune cerca di offrire servizi essenziali alle famiglie: "Grazie alla collaborazione con l’azienda dei trasporti Asf, è stata attivata una corsa mattutina del pullman per portare i bambini a scuola. Inoltre, l’amministrazione copre parte dell’abbonamento per i genitori, “nonostante siamo il comune più povero”, prosegue.
Turismo lento e autenticità
Cavargna sta cercando di valorizzare il proprio territorio attraverso il turismo lento e la riscoperta delle tradizioni rurali: sentieri, alpeggi, prodotti locali, il museo della valle e la storia di San Lucio. “Vogliamo far conoscere Cavargna come una destinazione per chi cerca autenticità, tranquillità e contatto vero con la natura”, conclude Rumi. In fondo, come ammette con un sorriso, “essere il comune più povero d’Italia ci fa anche pubblicità: ci permette di raccontare la nostra vera ricchezza, quella che non si misura in euro, ma in umanità e bellezza”. (di Andrea Persili)
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