Mattarella: “La nostra comune speranza oggi ha il nome della pace”

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(Adnkronos) – Al Quirinale si è tenuta la cerimonia per lo scambio di auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Durante l'evento il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha toccato diversi temi.   La nostra comune speranza oggi ha il nome della pace. "Una pace vera e giusta ovunque che ponga fine all'incertezza e al disorientamento indotti dalla attuale situazione internazionale" dice il Capo dello Stato. "Abbiamo il dovere – aggiunge – di coltivare e consolidare ogni piccolo spiraglio che si apra rispetto ai conflitti in corso, in Ucraina come in Medio Oriente. Con l’obiettivo di costruire quella 'pace permanente', come la definì il presidente Franklin D. Roosevelt che affermava: 'Più che una fine della guerra vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre'. Pace, quindi, come affermazione del diritto sulla forza delle armi. Pace come condizione di libertà e sviluppo".   "L'anno scorso si è celebrato l’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia: erano presenti alcuni anziani reduci: nei loro volti e nei loro sguardi ho colto, insieme all'orgoglio, il significato profondo della parola pace" ha detto il presidente della Repubblica. "Erano lì, con le loro storie, con il loro bagaglio di memoria, a testimoniare il sacrificio di migliaia di ragazzi venuti a morire in Europa, spesso lontanissimi dalle loro case, per costruire un tempo nuovo. Un tempo in cui la pace fosse premessa e condizione per affermare nella libertà una nuova civiltà. Questa è la pace che l'Europa ha costruito coltivando la relazione transatlantica".  "La pace", così costruita, rappresenta un "patrimonio irreversibile, perché acquisito nei sentimenti e nelle coscienze dei popoli, e va tutelato e consolidato. Lo spazio dei diritti, degli uomini e delle donne, di scegliersi i propri rappresentanti, di controllare e di criticare, senza paura di conseguenze negative. Di poter leggere, scrivere, manifestare il pensiero, senza rischi di repressione o di censure preventive. Di assicurare pari condizioni per tutti, prescindendo dal sesso, dall’estrazione sociale, dalle convinzioni politiche, dal colore della pelle, dalla fede religiosa, liberi da razzismo e risorgente antisemitismo. Di avere una giustizia indipendente. Di vedere assicurato, a tutti, livelli dignitosi di assistenza sanitaria gratuita, di previdenza, di sostegno nelle difficoltà. Di tutto questo è stato veicolo il modello democratico, modello che oggi appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie che, contro la storia, si propongono come modelli alternativi. Una sfida per i sistemi democratici appare oggi derivare anche dal tentativo di ignorare e cancellare il confine tra libertà e arbitrio".   "Nell'anno che si avvicina celebreremo gli 80 anni della Repubblica, di democrazia, sviluppo e di pace" dice Mattarella. "Quale insegnamento dobbiamo trarre da quel che abbiamo realizzato, raccogliendo quanto costruito dalle generazioni che ci hanno preceduto? Il primo valore su cui porre l'accento ce lo consegna la parola 'insieme': la Repubblica ha vissuto e vive del contributo di ciascuno. Dell'impegno, della responsabilità, del sacrificio di ogni italiano. Della loro partecipazione. Insieme è anche l’antidoto alla sfiducia verso il futuro. Insieme vuol dire popolo. Significa partecipazione alla vita collettiva. È la radice di quella unità che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica".  "Si parla sovente dell'affermarsi di un nuovo potere che nasce dalla concentrazione in pochissime mani di enormi risorse finanziarie e tecnologiche, a detrimento del ruolo delle istituzioni che rappresentano i cittadini. Uno scenario che genera inquietudine, incertezza, allarme. Perché senza la mediazione della politica, senza la possibilità di composizione di interessi e tensioni divergenti le comunità si dividono. Le istituzioni si indeboliscono. Le democrazie inaridiscono. Le diseguaglianze crescono e viene smarrita persino l’idea di un destino comune". "La democrazia – ha aggiunto il Capo dello Stato – è più forte dei suoi nemici. Lo è soprattutto là dove è stata edificata con sacrificio. Là dove si è radicata nel consenso delle comunità, nelle convinzioni delle persone, nel pieno affermarsi dei diritti e dei doveri di cittadinanza".   "Sul piano economico l'anno che si conclude ci ha consegnato alcuni risultati positivi" sottolinea il Capo dello Stato. "L'occupazione ha avuto una fase di crescita e mostra tenuta, nonostante il prodotto interno si muova con lentezza, come avviene a livello europeo. I conti pubblici sono tenuti dal governo sotto un prudente controllo, e questo ha contribuito a determinare un forte raffreddamento dello spread e un importante apprezzamento delle agenzie internazionali. L'affidabilità del Paese è un valore preservato e da preservare. Nell'interesse dei cittadini, delle imprese, dei risparmiatori. E tanto più è prezioso questo valore quanto più alto è il carico del debito pubblico".      
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