(Adnkronos) – Gabriele Tersigni, il carabiniere a cui Santino Tuzi, il brigadiere che dichiarò di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma il 1 giugno del 2001, fece le sue confidenze prima di suicidarsi, è stato ammesso a testimoniare al nuovo processo di secondo grado sull'omicidio della 18enne di Arce. Lo ha deciso la terza sezione della Corte d’Assise d'Appello di Roma, presieduta da Galileo D'Agostino. Il processo d'Appello bis ha preso il via il 22 ottobre scorso, dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione nei confronti dei tre imputati, l'ex comandante della locale stazione dei carabinieri, Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna Maria. Oltre a Tersigni sono stati ammessi al processo tutti i testimoni che possano contribuire a ricostruire il presunto ingresso della 18enne di Arce nella caserma dei carabinieri dove, secondo la procura, la giovane sarebbe stata uccisa. La Corte ha inoltre disposto l'esame dei tre imputati e sono stati ammessi al processo i consulenti. Su questo punto la difesa ha chiesto che siano sentiti in contraddittorio tra loro e si è riservata di proporre gli abbinamenti. Saranno acquisite le intercettazioni, una ambientale (28 settembre 2008) e una telefonica (10 ottobre 2008), delle conversazioni tra Sonia Da Fonseca e il carabiniere Ernesto Venticinque. Soddisfatta per l'ammissione al processo della testimonianza di Tersigni, Maria Tuzi, la figlia del brigadiere Santino che morì nel 2008 dopo aver dichiarato di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma il 1 giugno del 2001. "Lui era un superiore di mio padre ma non partecipava alle indagini sul caso di Serena e ha raccolto le sue confidenze in qualità di amico non di superiore. Confidenze che vanno a confermare quanto mio padre affermava, ovvero di aver visto Serena entrare in caserma. Mio padre descrive i vestiti di Serena e la sua descrizione coincide con quelli che aveva quando è stata trovata morta. Tersigni fu uno dei primi a giungere sul posto". Quanto alla morte del padre, Maria Luzi ha avanzato ancora dubbi e annunciato nuovi elementi che lo provano. "L'ho detto quasi sempre, mio padre non può essersi suicidato o se lo ha fatto non è stato per motivi passionali- ha continuato – Mio padre non aveva motivo di togliersi la vita, era diventato nonno da pochissimo tempo, mio figlio aveva solo 10 mesi, e la prima volta che si è commosso è stato proprio quando gli hanno dato tra le braccia mio figlio. Non può esserci sentimento più forte di quello che aveva per mio figlio. Io non credo al suicidio di mio padre". "Ho dato mandato a un perito della balistica che sta facendo dei lavori importanti sulle foto della pistola (con cui Tuzi si sarebbe sparato ndr) – ha detto – Stiamo cercando anche un medico legale e una grafologa che possano aiutarci a capire di più di quello che già sappiamo". "Per noi oggi è un nuovo inizio. Per quanto mi riguarda non finisce qui: io ho già iniziato con delle nuove indagini e abbiamo degli elementi, anche abbastanza importanti, che finora non erano venuti alla luce. Stiamo ancora lavorando ma ci sono dei particolari che non ci portano al suicidio".
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