(Adnkronos) – Gli Stati Uniti hanno sequestrato una grande petroliera al largo della costa del Venezuela. Ad annunciarlo è stato oggi il presidente americano Donald Trump, in un contesto di tensioni in crescita tra Washington e Caracas. "Abbiamo appena sequestrato una petroliera sulla costa del Venezuela, una grande petroliera, molto grande, in realtà la più grande mai sequestrata," ha detto Trump ai giornalisti. "E stanno succedendo altre cose, vedrete più tardi". E alla domanda su cosa succederà ora alla petroliera, Trump replica: "Ce la teniamo, suppongo". Dopo l'annuncio, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha “chiesto” “la fine dell'ingerenza illegale e brutale” degli Stati Uniti, che da agosto hanno dispiegato un importante dispositivo militare nei Caraibi. "Dal Venezuela chiediamo ed esigiamo la fine dell'ingerenza illegale e brutale del governo degli Stati Uniti in Venezuela e in America Latina", ha dichiarato Maduro durante una manifestazione organizzata lo stesso giorno della cerimonia di consegna del Premio Nobel per la pace a Oslo, alla quale non ha potuto partecipare la vincitrice, la leader dell'opposizione venezuelana Maria Corina Machado. Impegnati da mesi in una campagna di pressione militare sul Venezuela, con le ripetute minacce pubbliche di Trump nei confronti di Nicolas Maduro, gli Stati Uniti stanno intanto lavorando a piani per il "day after" in caso dell'uscita di scena del leader venezuelano. Piani che Trump sta facendo preparare, in modo riservato, al Consiglio per la Sicurezza Interna della Casa Bianca, guidato da uno dei suoi consiglieri più fidati Stephen Miller, che lavora in stretto contatto con il segretario di Stato, e consigliere per la Sicurezza ad interim, Marco Rubio, hanno rivelato alla Cnn due fonti dell'amministrazione Trump. Secondo queste fonti, i piani comprendono diverse opzioni per le azioni che gli Usa potrebbero intraprendere per colmare il vuoto di potere o stabilizzare il Venezuela nel caso che Maduro lasciasse il potere nell'ambito di un'uscita negoziata o fosse costretto a lasciarlo a seguito di raid mirati Usa all'interno del Paese o altre azioni dirette. Il dispiegamento di forze navali di fronte alle coste del Venezuela, e le decine di raid che sono in questi giorni al centro di un acceso dibattito politico a Washington, vengono ufficialmente giustificati come parte della guerra ai narcotrafficanti, che l'amministrazione Trump considera narcoterroristi. Ma funzionari dell'amministrazione non esitano ad ammettere che l'operazione è un chiaro segnale del fatto che Trump sta considerando di costringere Maduro a lasciare il potere. Trump continua intanto a ripetere di "non escludere nulla" sul Venezuela e che "Maduro ha i giorni contati", come ha fatto in una recente intervista a Politico.Secondo la Cnn non vi sarebbe però all'interno dell'amministrazione una posizione unitaria a riguardo, ma posizioni nettamente contrastanti su una possibile azione militare o clandestina per rimuovere Maduro. E secondo le fonti dell'amministrazione citate non vi sarebbe un grande desiderio di aumentare l'impegno degli Usa in Venezuela, anche se Trump si è rifiutato di escludere una partecipazione diretta in un'operazione di "regime change" e quindi i piani che sta elaborando il White House Council prevedono anche questa opzione. "E' il compito del governo federale essere sempre pronto per il piano A, B e C", afferma un alto funzionario dell'amministrazione, notando che il presidente non farebbe le minacce che fa se non avesse un team pronto con una serie di opzioni per ogni possibile scenario.
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