Bergamo a Cinque Cerchi: Pierantonio Clementi e l’eredità del padre tramutata nel biathlon

L'atleta di Schilpario ha preso parte alle Olimpiadi Invernali di Sapporo 1972 e Innsbruck 1976 chiudendo sesto con la staffetta.

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Buon sangue non mente, verrebbe da dire seguendo la storia di Pierantonio Clementi, atleta scalvino che ha rappresentato uno dei pilastri della prima generazione del biathlon italiano.

Nato a Schilpario il 4 settembre 1947, Pierantonio è figlio di Battista Clementi, protagonista dello sci di fondo italiano prima della Seconda Guerra Mondiale sulle lunghe distanza.

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Il portacolori dello Sci Club Valgandino prende parte ai Mondiali 1941 a Cortina d’Ampezzo, destinati a sostituire le Olimpiadi Invernali non disputate nel 1940, chiudendo diciannovesimo nella 50 chilometri.

Nella medesima specialità ottiene l’anno successivo il bronzo ai Campionati Italiani conquistati da Fedele Cresseri, mentre nel 1946 vince la prima edizione post bellica del Trofeo Parravicini in compagnia dell’amico Antonio La Casa.

Ritiratosi nel 1954, inizia a svolgere il ruolo di istruttore e di allenatore per il figlio Pierantonio che viene però notato dal colonnello Battista Mismetti, olimpionico a Cortina 1956 e soprattutto padre del biathlon italiano.

Il direttore tecnico indirizza Clementi verso la disciplina dello “scia e spara” portandolo ad alti livelli all’inizio degli Anni Settanta.

Il talento dello scalvino si mette in luce ai Campionati Italiani nella 20 chilometri grosso calibro dove ottiene nel 1971 l’argento replicato nei due anni successivi a cui va aggiunto nel 1972 anche il bronzo nella 12 chilometri piccolo calibro.

A quel punto arriva la convocazione per le Olimpiadi Invernali di Sapporo 1972 dove prende parte alla 20 chilometri, una gara pazza, divisa in due a causa del maltempo.

La prova originariamente dovrebbe andar in scena l’8 febbraio, ma dopo la partenza dei primi 35 atleti, già impegnati nella competizione, una tormenta di neve si abbatte sulle montagne giapponesi costringendo gli organizzatori a cancellarla e rinviarla al giorno successivo.

Il 9 febbraio succede di tutto con il campione uscente Magnar Solberg pronto a balzare al comando dopo il primo poligono davanti allo svedese Lars-Göran Arwidson e al finlandese Yrjö Salpakari.

Clementi compie tre errori e viene di fatto escluso immediatamente dalla corsa per il podio subendo altrettanti minuti di penalità, ma è al secondo poligono che succede l’incredibile.

Willy Bertin, ventisette anni da Angrogna, non commette errori e balza così al secondo posto alle spalle di Arwidson, mentre Solberg incappa in un errore che lo fa retrocede.

Il torinese prosegue la propria corsa anche al terzo campo di tiro volando al comando davanti al tedesco dell’Est Hansjörg Knauthe e a Salpakari che prosegue con una gara costante.

Clementi arranca nelle retrovie e, dopo un ulteriore errore al secondo poligono, prosegue senza errori al terzo puntando al traguardo finale.

Nell’ultima fase però avviene un ulteriore ribaltone: Bertin sbaglia per tre volte uscendo dalla corsa alla vittoria, Solberg, Knauthe, Salpakari e Arwidson sono perfetti al tiro, ma il norvegese (già in ripresa) è il più veloce sugli sci e vince con dodici secondi sul tedesco e trentadue sullo svedese.

Bertin finisce sedicesimo, mentre per Clementi arriva una trentunesima posizione che chiude la sua esperienza olimpica.

Il 1974 però lo schilpariese è nuovamente chiamato in Nazionale per i Mondiali dove ottiene un tredicesimo posto nella 20 chilometri, un quarantatreesimo nella 10 e un nono nella staffetta 4×7,5 chilometri.

E’ il preludio di un 1975 che lo vede conquistare il titolo italiano nella 15 chilometri di grosso calibro, ma soprattutto la presenza nuovamente ai Mondiali, questa volta in casa ad Anterselva.

Clementi si dimostra ancora più competitivo nella 20 con il venticinquesimo posto, è trentottesimo nella 10 per poi chiudere sesto in staffetta.

L’anno successivo è quello delle Olimpiadi di Innsbruck e il figlio d’arte si conferma campione italiano ottenendo il bis nella 20 grosso calibro e venendo così la convocazione per i Giochi.

L’azzurro è ancora una volta schierato nella gara più lunga andando meglio di quattro anni prima firmando il ventitreesimo posto in una gara vinta dal sovietico Nikolay Kruglov, ma che vede Bertin sfiorare il colpaccio.

Il piemontese è quarto dopo due ultime serie di spari perfette davanti al collega Lino Jordan, settimo.

In staffetta gli azzurri ci provano, ma finiscono sesti a soli due minuti dal bronzo conquistato dalla Germania Est in una gara al cardiopalmo vinta dall’Unione Sovietica.

Clementi non demorde e nel 1977 è terzo agli Italiani di piccolo calibro, strappando la qualificazione per i Mondiali dove scende in pista nella 10 chilometri chiusa al ventiquattresimo posto.

E’ il canto del cigno perché il bergamasco concluderà lì la propria carriera non prendendo parte alla rassegna olimpica in programma a Lake Placid nel 1980, aprendo la via a nuovi giovani arrembanti.