Calcioscommesse: deferimenti per 18 società e 26 tesserati

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Il Procuratore Federale ha reso note le decisioni in seguito all’istruttoria condotta in sede disciplinare. Atalanta e Chievo Verona, coinvolte nello scandalo scommesse insieme ad Ascoli, Hellas Verona e Sassuolo, sono state deferite oggi alla Disciplinare dal Procuratore federale Stefano Palazzi. In Lega Pro deferite: Alessandria, Cremonese, Benevento, Ravenna, Virtus Entella, Piacenza, Esperia Viareggio, Portogruaro, Taranto, Spezia e Reggiana. Due deferimenti anche in Lega Dilettanti, Cus Chieti e Pino Di Matteo. Ventisei i tesserati coinvolti per violazioni che vanno dall’ associazione per illecito all’illecito sportivo. Si tratta di: Erodiani, Paoloni, Parlato, Bellavista, Buffone, Bressan, Gervasoni, Micolucci, Signori, Sommese, Tuccella, Furlan, Bettarini, Fabbri, Gibellini, Santoni, Manfredini, Tisci, Doni, Deoma, Zaccanti, Veltroni, Rossi, Ciriello, Quadrini e Saverino. Il capo di imputazione di associazione finalizzata alla commissione di illeciti riguarda, tra gli altri, Marco Paoloni, Giuseppe Signori e altri nove tra calciatori, Antonio Bellavista (ex capitano del Bari), Carlo Gervasoni (giocatore del Piacenza) e il d.s. del Ravenna Giorgio Buffone.

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Cristiano Doni, capitano dell’Atalanta, è stato deferito per violazione dell’art. 7 del codice di giustizia sportiva, relativo a illecito sportivo, in relazione alla partita Atalanta-Piacenza, per la quale risultano deferite altre sette persone, oltre all’Atalanta per responsabilità oggettiva e per responsabilità presunta. Un altro calciatore atalantino, il difensore Manfredini, è stato deferito in relazione alla partita Ascoli-Atalanta. Per la giustizia sportiva, Cristiano Doni e Thomas Manfredini rischiano uno stop fino a 3 anni, mentre l’Atalanta rischia una penalizzazione di punti da scontare nel prossimo campionato di serie A.

Decisioni ampiamente previste. Dal 3 agosto il via alla requisitoria, nel corso della quale i tesserati e le società avranno modo di provare la propria estraneità ai fatti contestati.

ILCOMUNICATOUFFICIALEDELLAPROCURAFEDERALE