di Marco Cangelli
Il “Velodromo Nazionale” di Saint-Quentin-en-Yvelines sarà la casa del ciclismo su pista per le Olimpiadi Estive di Parigi 2024, un impianto su cui la Nazionale italiana ha concentrato la propria attenzione e che ha già regalato parecchie soddisfazioni agli azzurri. Chi ha apprezzato particolarmente il parquet francese è Martina Fidanza che, dopo l’exploit dei Mondiali di Roubaix 2021, si è ripetuta alla periferia della capitale transalpina aggiudicandosi il titolo iridato nello scratch e nell’inseguimento a squadre.
Nonostante una serie infinita di problemi fisici abbiano influenzata la sua stagione, la 22enne di Brembate Sopra tesserata per le Fiamme Oro ha saputo rialzarsi presentandosi nel migliore dei modi all’appuntamento più importante dell’anno conquistando l’ambitissima maglia arcobaleno. Dopo avere assaporato da vicino il clima a cinque cerchi a Tokyo 2020, la portacolori della Ceratizit-WNT Pro Cycling punterà a svolgere un ruolo da protagonista proprio a Parigi nella speranza di condividere con le ragazze del quartetto quella medaglia che ancora manca al movimento tricolore.
Martina Fidanza, dopo le recenti fatiche di Parigi, si è concessa una meritata vacanza, che ha trascorso a Sharm El Sheick con il fidanzato Stefano Moro (di Fontanella, anche lui ciclista specialista della pista). Al suo rientro l’abbiamo raggiuta telefonicamente. Ecco che cosa ci ha detto.
I recenti Mondiali l’hanno consacrata fra le regine della pista italiana. Il doppio trionfo di Saint-Quentin-en-Yvelines può rappresentare una svolta nella sua carriera?
“È sicuramente un traguardo importante perché aver vinto il titolo iridato dell’inseguimento con le ragazze ha rappresentato un momento storico, tuttavia non credo possa essere un evento così grande da cambiare la mia carriera. Sinceramente spesso penso che una volta tagliato un traguardo, il giorno dopo debba rimettermi in sella e allenarmi per potermi migliorare“.
La giornata più emozionante è stata probabilmente la prima che l’ha vista condurre il quartetto verso la finale dell’inseguimento a squadre e al tempo stesso dominare con arguzia lo scratch. Ci racconta come sono state quelle ore?
“Quella giornata è stata parecchio impegnativa, anche se sono approdata ai Mondiali con l’obiettivo di condurre più avanti possibile il quartetto. Sapevo che sarebbe stato più complicato nello scratch perché si trattava di una gara di difficile interpretazione, nella quale partivo come favorita avendo già vinto l’oro nel 2021. Mi sarebbe piaciuto riconfermarmi, ma la cosa non era così scontata, per ciò che la vittoria sia arrivata in quel modo è stato bellissimo“.
In passato ha dovuto inchinarsi a una campionessa del calibro di Kirsten Wild. Questi due titoli iridati consecutivi l’hanno avvicinata parecchio all’olandese. Sta provando a seguire le sue orme?
“Kirsten è un grande spunto, anche perché quest’anno, in alcune gare, è stata la mia direttrice sportiva su strada. Per alcuni aspetti mi piacerebbe seguire il suo esempio perché ha vinto moltissimo e, a volte, era realmente imbattibile“.
L’esultanza nello scratch ha rappresentato quasi una liberazione al termine di un’annata particolarmente complessa condita da diversi problemi fisici come l’operazione al cuore, la frattura alle vertebre e il Covid. Come ci si rialza ogni volta dopo tutte queste batoste?
“È particolarmente difficile, soprattutto se si è costretti a fermarsi e ripartire continuamente per più volte durante lo stesso anno. Ciò che maggiormente mi ha pesato sono stati i continui stop nel momento più complesso della preparazione, quello legato alla ripresa del fondo e nel quale è necessario passare molte ore in bici. Così facendo è impossibile individuare il picco di forma e diventa sempre più difficile reagire a livello psicologico“.
Tornando alle prestazioni sportive, nell’inseguimento a squadre lei è deputata a lanciare il quartetto. Un compito particolarmente delicato, ma al tempo stesso destinato a chi ha maggior affinità con le prove “sprint”. Il suo passato nella velocità l’ha aiutata?
“Assolutamente sì. La partenza mi viene infatti abbastanza semplice avendo avuto un passato da velocista. Per quanto richieda fatica, mi viene più facile rispetto alle altre ragazze“.
Una delle componenti fondamentali per l’inseguimento è sicuramente la coesione, un aspetto che si è consolidato nel corso degli anni. Qual è il clima che si respira all’interno del vostro gruppo?
“Ci conosciamo da moltissimi anni essendo cresciute insieme e questo è certamente il nostro punto di forza. Il gruppo non è composto soltanto dalle cinque ragazze che avete visto in gara, ma da almeno dieci atlete con cui collaboriamo e che ci permettono di migliorarci l’una con l’altra“.
A tal proposito l’arrivo di Marco Villa ha cambiato in qualche maniera gli equilibri all’interno della Nazionale, considerando anche la possibilità di allenarsi anche con i ragazzi?
“A livello di preparazione c’è stato un cambiamento in quanto spesso ci troviamo ad allenarci con i ragazzi così come a compiere esercizi in scia. Tutto ciò permette di girare a velocità in cui noi non siamo abituate e ciò ci consente di aver qualcosa in più rispetto che a girare da sola. Lavorare con i maschi ci ha permesso di migliorare anche nella madison e apprendere la loro tecnica visto che la nostra va ancora affinata“.
A tal proposito, in futuro ti potremmo vederla impegnata con la maglia della Nazionale in altre specialità che non siano l’inseguimento e lo scratch?
“Penso di sì. Quest’anno agli Europei avrei dovuto prendere parte alla madison in coppia con Letizia Paternoster avendo fatto insieme la 6 Giorni di Fiorenzuola e presentandoci alla competizione in gran forma. Purtroppo lei è caduta, mentre io mi sono ammalata durante la kermesse continentale, così sono stata costretta a tornare a casa e a dire addio alla gara. Nonostante ciò lo scorso anno avevo già preso parte agli Europei e mi piacerebbe poterne affrontare qualcuna in futuro, magari in Coppa del Mondo, al fine di poter riprendere il ritmo“.
Una delle sue peculiarità è di vivere una famiglia che respira ciclismo a 360 gradi. Quanto sono importanti i loro consigli e come si gestisce una vita privata dedita sempre alle due ruote?
“È come essere sempre parte di questo mondo, tuttavia, anche con Stefano, riusciamo a trovare dei momenti in cui stacchi completamente e non pensi alla bicicletta. Avere una famiglia che conosce così approfonditamente il ciclismo rimane comunque un vantaggio perché non tutti possono comprendere appieno alcune dinamiche che si nascondono dietro questo settore“.
Guardando alla strada, quanto è utile la duttilità che emerge spesso in pista?
“È utile perché la pista ti dà il colpo d’occhio su strada, mentre viceversa la strada dà il fondo che serve per la pista. Insomma, una disciplina aiuta l’altra“.
Quale corsa le piacerebbe vincere un giorno?
“Una tappa al Giro d’Italia“.
Il sogno più grande rimangono le Olimpiadi. L’esperienza di Tokyo 2020 rimane un rammarico oppure un passaggio per Parigi 2024?
“Tokyo 2020 l’ho visto come un passaggio utile per la prossima edizione, anche perché sono tornata con la consapevolezza di cosa sia una Olimpiade, quindi della grandezza della manifestazione così come della voglia di voler competere un giorno nella kermesse a cinque cerchi. Questa esperienza mi ha dato molta forza per allenarmi di più e un giorno raggiungere quel traguardo“.
La vedremo quindi fra due anni giocarsi un titolo a cinque cerchi?
“Sì, ci piacerebbe riuscire a giocarci anche solo una medaglia nell’inseguimento. Una Olimpiade rimane sempre una Olimpiade per cui tutti partono per vincere, però possiamo provarci“.
In conclusione, quali sono gli obiettivi per la prossima stagione?
“Su strada sono tanti e concentrati all’inizio della stagione, perché abbiamo le prove di Coppa del Mondo e gli Europei in programma nei primi tre mesi, poi i Mondiali ad agosto. Mi piacerebbe poter fare bene all’inizio e mantenere la forma sino ad agosto. Su strada, invece, vorrei fare esperienza nelle Classiche del Nord che quest’anno ho dovuto saltare a causa dell’infortunio alle vertebre e poi arrivare al Giro pronta per potermi giocare qualcosa di più“.