Uomo squadra si nasce o si diventa, ma una cosa è certa: alla base deve esserci una naturale predisposizione. E’ così che si diventa bandiera. Come e quando si capisce che un giocatore ha a cuore il raggiungimento del risultato in senso collettivo? Dal comportamento in campo e fuori, dall’intelligenza tattica e dalla visione totale del gioco, dalla rinuncia a qualsiasi forma di egoismo, quando ci si accorge che il compagno è meglio piazzato e l’altruismo può regalare un importante vantaggio. Questo discorso serve a introdurre l’atteggiamento che contraddistingue Sergio Pellissier, attaccante del Chievo Verona, a segno su calcio di rigore a Catania per la 99esima volta nella sua straordinaria carriera con la maglia della squadra in cui milita da dieci anni. Radici e spirito valdostano, Pellissier può considerarsi un veneto a tutti gli effetti. Ha vissuto grandi momenti. Uno per tutti: la tripletta alla Juventus nella partita pareggiata nell’aprile ’99. Ma il gesto di cui è stato protagonista a Catania, quando, approfittando di una disattenzione difensiva, si è impossessato dal pallone e lo ha servito al centro dell’area al compagno Sammarco per il raddoppio decisivo per la vittoria, va oltre gli annali del calcio. Pellissier, tirando e segnando, avrebbe raggiunto la fatidica cifra di cento reti con il Chievo. Un brivido e un’emozione rimandati alla prossima volta. C’è tempo per centrare e festeggiare l’obiettivo. Per ora si conferma un grande interprete del calcio. Chapeau.