Nell’impianto di via Gleno, che è il fiore all’occhiello dell’atletica lombarda, l’Università di Bergamo ha voluto far conoscere il progetto del Corso di Studi in Scienze motorie e sportive, dove si preparano i futuri formatori dello sport.
Due anni fa (in pieno lockdown) e che ha visto il Centro universitario sportivo trasformarsi in centro vaccinale, quindi con grandi difficoltà, l’Università di Bergamo con la volontà di Antonio Borgogni, presidente Cds in Scienze motorie e sportive, e di Nicola Lovecchio, docente di tecniche e didattiche degli sport individuali ha fatto decollare un progetto trigemellare basato su atletica, arrampicata e scherma.
Questa mattina, martedì 24 maggio, con gli onori di casa di Ferruccio Valenti, presidente dell’Atletica Bergamo 1959, chiamato a gestire l’impianto di Via Gleno a Bergamo, ha introdotto i lavori ospitando il presidente nazionale della Federazione italiana scherma Paolo Azzi, il presidente regionale Lombardia della Fis, Maurizio Novellini e Francesco Lo Monaco, delegato del rettore dell’Università di Bergamo allo sport e ai rapporti con il Cus e del presidente del comitato lombardo Fidal.
L’incontro è avvenuto nell’impianto, mentre negli spazi esterni un gruppo di ragazzi si stava esercitando nelle partenze delle gare di velocità sulla pista di atletica, un gruppo si destreggiava con spade e sciabole, un gruppo era nella palestra della casa della montagna del Cai ad apprendere le tecniche di arrampicata.
Da tempo, sul territorio, si è notata una mancanza, vale a dire: non ci sono formatori all’altezza della situazione. Dalle sale scherma, come nelle palestre di arrampicata e sulle piste di atletica si è sentita l’esigenza di avere un gruppo di formatori preparati. E chi, se non l’Università, è deputata a questo scopo?
Così è nato il progetto. Un’idea precisa di Nicola Lovecchio che per esperienza personale ha voluto introdurre, accanto alla disciplina regina delle discipline, e cioè, l’atletica leggera, l’arrampicata – visto l’ambiente in cui si opera a Bergamo, circondato dalle Orobie – e la scherma, che il docente definisce disciplina assai formativa, perché accanto alla condizione fisica unisce capacità intellettive e di autocontrollo con comuni. In sintesi: “Tirare di scherma è come giocare una partita a scacchi andando alla velocità di 100 km. orari”.
Paolo Azzi, presidente ramingo sul territorio italiano (visto che la scherma non ha una sede permanente), vede in questo progetto una grande opportunità, soprattutto per l’aspetto pedagogico-formativo. Oltretutto – dice – in una terra vocata alla spada. A Bergamo la scherma ha una lunga tradizione. Gettare i semi su questo terreno, significa raccogliere frutti copiosi in futuro.
Maurizio Novellini ha potuto verificare che in Lombardia nessun Cus, eccetto Bergamo, si occupa di scherma in questo modo. “La preparazione scientifica è l’elemento mancante nelle sale scherma. E avere un preparatore atletico formato dal punto di vista tecnico e pedagogico è proprio ciò che serve, perché la disciplina educa l’uomo e a Bergamo si sta colmando questa lacuna, con grande soddisfazione per la Federazione”.
L’Università e le Federazioni hanno sottolineato come a Bergamo, da un punto di vista delle strutture, vi sia un livello alto e una grande disponibilità anche da parte delle istituzioni, Comune in primis, che, grazie all’assessore allo Sport, Loredana Poli, ha permesso che la collaborazione tra Cus Bergamo, Università, Federazioni nazionale e regionale, Fidal e Atletica 1959 abbia potuto formularsi in una convenzione che darà frutti a breve termine.
Il Corso di studi di Scienze motorie, con i suoi 100 iscritti per ogni anno accademico (un numero tenuto “basso” per poter avere un rapporto quasi personale fra docente e allievo) è caratterizzato dal profilo formativo e culturale fortemente ancorato agli aspetti educativi e sociali.
“La convenzione – ha sottolineato Antonio Borgogni – oltre a riguardare aspetti legati alla ricerca nell’ambito della disciplina, prevede che gli studenti, dopo il superamento dell’esame di Tecniche e didattiche degli sport individuali nel cui ambito si tiene il corso di scherma, possano accedere ai corsi federali per l’ottenimento del primo livello di formatore con un percorso opportunamente modulato. Ciò rappresenta per gli studenti un riconoscimento del percorso svolto durante il corso universitario e della formazione federale che approfondisce gli aspetti più tecnici”.