Venite a fare i coach di quartiere. Lo sport come innovazione sociale e welfare di territorio

Presentato alla Fondazione Dalmine il report del progetto dell'Associazione L'Orma di Claudio Massa.

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La scommessa lanciata durante il Covid è stata vinta. Come impegnare i giovani, confinati nella loro solitudine da social? La risposta è: vieni a fare il coach di quartiere. E che significa? Lo spiega Claudio Massa, inventore del progetto che è l’espressione del lavoro dell’associazione L’Orma, da lui fondata, un’agenzia educativa no-profit di Milano nata nel Duemila.

Claudio Massa con Vittoria Borriello nella sede della Fondazione Dalmine hanno presentato il report della loro attività, che contiene non solo i numeri raggiunti in questi anni di lavoro, ma anche le finalità, i destinatari e i beneficiari. Un’analisi interessantissima che dà molte opportuntà a pubbliche amministrazioni, enti filantropici, fondazioni, istituzioni regionali, terzo settore, aziende, centri di servizio per il volontariato e non ultimo anche ai sindacati nel loro sviluppo sociale.

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Il progetto Coach di quartiere – spiega Claudio Massaè innanzitutto un progetto di innovazione sociale da favore di bambini e famiglie del territorio. A Dalmine il progetto è ormai consolidato. Le prime iniziative si sono svolte nel 2016 e oggi abbiamo relazioni stabili con l’amministrazione comunale e la Fondazione Dalmine”.

Ragazzi tra i 16 e i 20 anni vengono formati e trasformati in coach, che di fatto divengono gli educatori per i bambini dai 6 ai 13 anni. L’animazione ludico-sportiva promuove l’inclusione sociale attraverso l’offerta di giochi e sport gratuiti. Si favoriscono quelle famiglie che non possono permettersi di offrire ai propri figli delle attività sportive per motivi economici o semplicemente di tempo e a tutti i bambini italiani e no che possono favorire l’integrazione sociale nel suo complesso (anche per chi ha vulnerabilità psico-fisiche) e fa apprendere più velocemente la lingua.

Questo progetto trasforma lo sport in una vera e propria innovazione sociale inserendosi in un sistema integrato di welfare locale. “Si è passati da un modello tutto a carico dello Stato – spiega Massaa un modello integrato che contempla altri soggetti erogatori come aziende private ed enti no-profit. Inoltre rende i giovani protagonisti e attivamente coinvolti, cosa non trascurabile”.

Le scuole diventano il terreno fertile dove poter reclutare i coach; scuole secondarie di secondo grado o università o anche i Centri di servizio per il volontariato sono bacini preferenziali dove poter reclutare i giovani dai 16 ai 21 anni che possano offrire il loro tempo in modo volontario per far giocare i bambini nei parchi. Questi ragazzi vengono formati in modo da sviluppare capacità di leadership utili al loro sviluppo personale di gestione di un gruppo, capacità di coordinarsi con altri coach nelle attività, parlare in pubblico, rispettare gli impegni presi e assumersi delle responsabilità. Loro saranno guidati dai playmaker, studenti universitari di facoltà sportive o nell’ambito dell’educazione. Il playmaker è un professionista incaricato di svolgere attività di coordinamento locale. Il progetto nel suo complesso lavora in sinergia con il territorio.
Le attività si svolgono da marzo a maggio e da settembre a ottobre; d’estate si organizzano dei camp estivi.

Il report snocciola anche un po’ di numeri. 600 i bambini coinvolti nel 2023; 345 le famiglie; 200 i giovani volontari divenuti coach di quartiere; 600 le ore impiegate per le attività sportive; otto le città ospitanti; 16 i parchi pubblici; 17 le scuole primarie di primo grado; 10 quelle di secondo grado; 40 gli incontri di presentazione effettuati nelle scuole superiori e 90 le ore di formazione per i volontari. Questi numeri dicono di quanto il progetto sia radicato.

Abbiamo lavorato per creare un format del progetto – conclude Massache possa essere replicabile nel maggior numero di città possibili in tutta Italia. Il nostro obiettivo è quello di intercettare enti di terzo settore, imprese sociali, società benefit e altri soggetti privati che desiderino investire sull’impatto sociale nella forma del franchising”.

Coach di Quartiere è un vero e proprio strumento di innovazione sociale e di welfare del territorio.