Mai fino ad ora era avvenuto, ma la squadra del “destino” ha voluto segnare anche questo nuovo record nel proprio cammino. La Kentucky di coach Calipari diviene la prima squadra nel torneo NCAA ad aver vinto quattro partite di fila con meno di 5 punti di scarto, un biglietto da visita niente male, pensando all’ultima decisiva sfida. I super ragazzi in blu, con la “Blue nation” alle spalle hanno trovato ancora una volta la giocata da piano superiore per risolvere un intricata e spinosa questione: i Badgers di Wisconsin. I biancorossi di coach Bo Ryan sono squadra dal cuore enorme, costruita con i “ragazzi della porta accanto” quelli che di solito vedete più spesso nei raod-movie USA piuttosto che su un campo da basket. Eppure in questa stagione hanno sciorinato un basket di altissimo livello, tanto da raggiungere con merito il numero 2 del ranking. Una battaglia di 40′ contro le future superstar NBA, fatta di alley-oop e schiacciate da una parte, difesa e triple dall’altra. Quando si accendono Young (17) e Randle (16) diventa difficile anche solo pensare di avere una partita, ma il fuoco di Kentuky è tanto intenso quanto di breve durata, 2/3 lampi accecanti ma tanta sufficienza e difesa a tratti imbarazzante. Si arriva così al rush fnale con le contendenti in perfetta parità, nonostante un Kaminsky, lontano parente del giocatore dominante visto fino ad oggi. L’ultima palla per l’attacco di Wisconsin viene affidata alle mani di Traevon Jackson, i secondi scorrono inesorabili e con i 35″ che stanno per scadere la finta di tiro dall’arco dei 3 punti manda per aria il difensore con inevitabile contatto falloso a favore del numero 12. Sono 3 tiri liberi che possono scombinare i piani di gloria di un intero popolo in blu. La mano del playmaker dei Badgers trema sul primo dei tre tentativi e l’unico errore dalla lunetta dell’intera partita (19/20 di squadra!) condanna Wisconsin ad un ultimo perfetto possesso difensivo. Il time-out di Calipari disegna uno schema, che pare tutt’altro che vicino alla perfezione quando con 8″ da giocare la palla termina nelle mani di un marcatissimo Aaron Harrison. Che problema c’è?! Il “risolutore” palleggia, fa mezzo passo indietro e da 8 metri lascia partire una parabola perfetta con destinazione il fondo della retina. Una giocata pazzesca che “ci ricorderemo per tutta la nostra vita” ha confessato in lacrime Kaminsky qualche minuto dopo negli spogliatoi. La pallacanestro come la vita è anche questa: cruda, dura, a volte ingiusta, ma alla fine deve uscire sempre un vincitore e per gli sconfitti non restano che lacrime e ricordi.
E se non c’è stata giustizia nella seconda semifinale, cosa dire della prima? Dove i Florida Gators di Mike Donovan incontrano U Conn guidata in panchina da Kevin Ollie, dopo 4 mesi in cui hanno assaggiato solo il dolce sapore della vittoria. La finale è lì ad un passo, manca solo una partita, ma se gli avversari sono gli stessi che ti hanno “regalato” l’ultimo ko (2 Dicembre), ecco che il passo diventa una salita ripidissima. Si parte 16-4 per gli “alligatori” e la star Shabazz Napier è costretto a giocare una pallacanestro diversa dal solito perchè letteralmente braccato in ogni angolo del campo. La testa è però già pronta per il piano superiore ed allora ecco i 6 assist distribuiti ai compagni ed il proscenio lasciato a Daniels (20+10) in serata di grazia. Non bastano la 1-3-1 press ed il talento di Young (19) per far mettere di nuovo il naso avanti a Florida, complici le 11 palle perse ed i soli 3 assist totali. Una debacle inaspettata da un lato, una cavalcata mirabolante dall’altro, con i ragazzi di Ollie che si trovano in finale al AT&T Stadium proprio dove il loro allenatore li aveva portati “in visita” dopo una bruciante sconfitta…”seguitemi, impegnatevi, date tutto…ed arriveremo qui!”
Aveva ragione….
Florida (1) – Connecticut (7) 53-63
Wisconsin (2) – Kentucky (8) 73-74