La Juventus raggiunge la quota record di 102 punti collezionando la 19esima vittoria su altrettante partite casalinghe concesse dal calendario. Un risultato strabiliante e un primato che legittima il terzo scudetto consecutivo della squadra di Antonio Conte. Il Torino perde la possibilità di accedere all’Europa League all’ultimo minuto del tempo di recupero della gara disputato allo stadio Franchi di Firenze, gettando nella disperazione Alessio Cerci, uomo simbolo assieme a Ciro Immobile della fantastica stagione granata, il quale sbaglia il calcio di rigore che avrebbe permesso di vincere in rimonta contro i viola e restare davanti al Parma. Inutile il successo del Milan contro il Sassuolo: i rossoneri dopo 15 anni restano fuori dalle competizioni europee. L’ultima giornata del campionato di serie A è un lungo elenco di umori che si incrociano e contrappongono. Le due facce di Torino ne sono l’esempio. Il popolo bianconero è inondato di trionfo, si esalta quando Pirlo va a segno con uno dei suoi proverbiali calci di punzione e la complicità involontaria del portiere cagliaritano, festeggia le reti di Llorente e quella con tanto di sombrero segnata da Marchisio. Poi incita l’allenatore a restare e continuare nel segno della tradizione, si congeda nel modo migliore dai suoi beniamini, molti dei quali protagonisti al mondiale in Brasile. Il popolo granata si dispera per il mancato aggancio al treno dell’Europa League, che avrebbe ripagato enormemente il lavoro, la qualità del gioco e i sacrifici degli uomini di Ventura e della società di Cairo. Ma il calcio è fatto di emozioni, belle e brutte. Belle certamente quelle vissute a Parma dove la squadra di Donadoni rientra nelle competizioni continentali dopo esserne stata protagonista nell’era di Nevio Scala allenatore. L’uomo in più nella serata decisiva non è Cassano ma Amauri, subentrato dalla panchina e autore di una doppietta valsa a stendere il Livorno già retrocesso. Un traguardo meritato per il Parma, che può contare su una rosa affidabile con interpreti di primissimo piano. Gente come Amauri e Schelotto è risorta, Antonio Cassano ha ritrovato addirittura la nazionale. Che dire? Nella gara di Firenze tra i protagonisti c’è pure Giuseppe Rossi, recuperato in extremis per essere a disposizione di Prandelli e implacabile dagli undici metri contro il Torino, che dopo aver agguantato due volte il pareggio fallisce il sorpasso e versa lacrime, ma esce a testa alta. Come il Milan, che fa la sua parte, benché consapevole che la qualificazione alla Europa League fosse stata compromessa dalla sconfitta partita a Bergamo. Muntati e De Jong fanno felice Seedorf, Pazzini orfano di Balotelli relegato in panchina non trova il gol, Mexes interviene un po’ troppo duramente e becca due gialli, De Sciglio è convinto di toccare e sradicare il pallone dai piedi di un avversario nella propria area ma becca il rosso provocando il rigore che Zaza trasforma magistralmente. Per il Milan è giunta l’ora della rifondazione. Come pure è iniziata quella dell’Inter, che nella prossima stagione avrà detto addio a tutti, proprio tutti i protagonisti del Triplete. Salvata due volte dai pali al Bentegodi contro il Chievo, la squadra di Mazzarri passa in vantaggio con Andreolli, ma nella ripresa subisce la doppietta di Obinna che regala una vittoria di prestigio a salvezza ampiamente acquisita. Il Napoli passeggia al San Paolo contro il Verona segnando cinque reti con apertura di Callejon, che alla prima stagione all’ombra del Vesuvio colleziona lo stesso bottino di reti realizzate al Real Madridi, e doppiette di Zapata e Mertens. Di Iturbe per i veronesi il gol della bandiera. La Roma abdica a Marassi, dove il Genoa vince di misura incollandosi nella classifica finale ai cugini della Sampdoria. Garcia decide di far giocare molti giovani ma l’entusiasmo non basta e la squadra subisce la terza sconfitta nelle ultime tre partite. Resta un campionato straordinario da parte dei giallorossi, che centrano l’obiettivo del ritorno in Champions League. Ai laziali, invece, festa l’amaro in bocca dei punti persi per strada che non consentono di giocare in Europa. All’Olimpico contro il Bologna decide un calcio di rigore di Biglia. Anche l’Atalanta cercava di realizzare il record di punti nei campionati disputati in serie A, ma deve arrendersi nel finale a Catania, dove riesce a pareggiare con Konè il gol di Lodi ma a una manciata di secondi dal termine subisce il penalty di Bergessio. I siciliani, già retrocessi, tirano fuori l’orgoglio e regalano l’ultima emozione ai propri tifosi, che non gradiscono, fischiano e restituiscono le maglie loro regalate dopo il triplice fischio dell’arbitro. A Udine, nell’anticipo, Totò Di Natale si congeda con una strepitosa tripletta che permette alla squadra di Guidolin di chiudere al tredicesimo posto. Qualcuno gli chiederà di restare ancora un anno da protagonista.