Si sono tenute stamattina, presso la Commissione VII del Senato (“Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport”), le nuove audizioni collegate al macro tema “Prospettive di riforma del calcio italiano”. Tra gli intervenuti l’avvocato Cesare Di Cintio (esperto di diritti sportivi e co-fondatore di DCF Legal), che si è concentrato sugli effetti della recente “Riforma dello Sport” introdotta con i D.Lgs. nn. 36/2021, 37/2021 e 39/2021, che, di fatto, ha profondamente mutato il volto dello sport tricolore andando a regolamentare, tra le altre aree di intervento, l’abolizione del vincolo sportivo e l’introduzione del lavoro sportivo (indipendentemente dal settore professionistico o dilettantistico regolato dalla singola disciplina sportiva). L’intervento poi si è concentrato soprattutto sullo “stato dell’arte” del settore dei vivai e delle logiche organizzative dei tanti campionati giovanili organizzati sotto l’egida delle Leghe e del Settore Giovanile e Scolastico su delega della FIGC.
“È chiaro che lo sport che ha maggiormente risentito della nuova regolamentazione è stato il calcio dove convivono l’area del professionismo e quella del dilettantismo”, ha dichiarato in Commissione VII al Senato, Cesare Di Cintio. “Da una attenta analisi appare subito evidente, soprattutto nel confronto con altri mercati stranieri, talvolta, la mancanza di competitività di alcuni nostri tornei dedicati allo sviluppo delle cosiddette “giovani promesse”. Ad esempio per il modo in cui è oggi strutturato il campionato Primavera (punta di diamante dell’offerta di campionati in ambito giovanile) risulta essere competitivo in Primavera 1, di buon livello in Primavera 2, mentre la qualità si riduce progressivamente in Primavera 3 e 4 espressione, nella maggior parte dei casi, di settori giovanili di Serie C. In Primavera 1 molti giocatori sono stranieri con la conseguenza che gli atleti italiani sono costretti a giocare negli altri campionati Primavera (2-3-4). Allora alziamo il livello degli altri tornei per allargare anche la base dei giocatori eleggibili per le Nazionali. Il talento in Italia c’è e c’è sempre stato ma il tempo per farlo emergere non è uguale per tutti. Bisogna farlo sviluppare con strumenti giuridici e organizzativi adeguati che consentano ai giovani di accedere in Prima Squadra. Non tutti i club possono permettersi una seconda squadra in Serie C. Allora la seconda squadra deve essere, per forza di cose, la Primavera da cui attingere giocatori da fare esordire e giocare in pianta stabile nei professionisti. Ma oggi non sempre è così. Anzi nella maggior parte dei casi non lo è. Per valorizzare i giovani calciatori sarebbe opportuno costituire un “contenitore” unico, una sorta di “Lega Italiana Primavera” (per razionalizzare l’offerta del prodotto calcio giovanile), con una gestione e organizzazione unica dei vari campionati che, in tal modo, verrebbero a meglio integrarsi tra loro. La Coppa Italia Primavera, in questo caso, potrebbe essere estesa anche alla Primavera 3 e 4 con una competitività maggiore tra i sodalizi partecipanti alle varie competizioni Nazionali e uno stimolo maggiore tra gli atleti a competere tra loro”, ha concluso il legale bergamasco.