Florian Samuel Kajamini guarda al professionismo: “Ho rischiato di non prendere parte all’Avenir, ma ora voglio continuar a crescere”

L'alfiere del Team MBH Bank Colpack Ballan CSB ha chiuso al 5° posto la corsa a tappe francese prima di passare nella categoria superiore con l'Astana.

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Il quinto posto nella classifica generale al Tour de l’Avenir e la vittoria di tappa a Condoue ha rappresentato l’apice della carriera da Under 23 per Florian Samuel Kajamini. Dopo aver fatto i conti con due anni complicati, il 21enne bolognese ha mostrato tutto il proprio talento con la maglia del Team MBH Bank Colpack Ballan CSB prima di confermarsi con la Nazionale in quello che è considerato da tutti il Tour de France degli Under 23.

In grado di conquistare il Giro della Provincia di Biella e il Trofeo San Vendemiano oltre ad aver sfiorato la vittoria alla Pessano-Roncola ed essersi messo in luce fra i professionisti nell’ultima tappa del Giro dell’Abruzzo, il portacolori della squadra di Almè è pronto a fare il salto fra i grandi con la maglia dell’Astana Qazaqstan Team.

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Un passo complicato, ma che al tempo stesso potrebbe consentire allo scalatore emiliano di continuare a crescere in un contesto adatto a coloro che un giorno vorrebbero brillare a livello internazionale.

Tour de l'Avenir
Florian Samuel Kajamini affronta il Tour de l’Avenir

Come giudica la sua partecipazione al Tour de l’Avenir?

Ringrazio molto la Nazionale per avermi aiutato a prepararmi nel migliore dei modi con ritiri e raduni in altura. Abbiamo visionato quasi tutte le tappe, almeno quelle che finivano in Italia e le altre al confine con la Francia. Abbiamo fatto un ottimo lavoro di preparazione e ciò ci ha consentito di figurare a livello di squadra su un palcoscenico di questa tipologia. Ho trovato un gruppo molto unito, tutti abbiamo lavorato per un unico obiettivo, chi per puntare sulla generale, chi per i risultati di giornata.

E’ stato più bello conquistare la vittoria di tappa oppure centrare la top five?

Sarò sincero, l’obiettivo era curare la generale. Vincere su l’arrivo in Italia è stato però molto emozionante vista la grande presenza di pubblico. La vittoria mi ha reso immediatamente felice perché l’hai lì subito, tuttavia la generale è qualcosa che gusti più avanti.

Alla vigilia della corsa, c’era già l’idea che fosse il capitano?

E’ stato un avvicinamento un po’ turbolento perché dopo il Giro d’Italia sono stato male. Ho avuto un periodo con febbre e spossatezza. La settimana dopo ho corso il Campionato Italiano con l’obiettivo di vincere il titolo, tuttavia non è andata come volevo e lì è scattato un campanello d’allarme. Ho fatto le analisi del sangue per comprendere di cosa si trattasse e abbiamo scoperto che avevo contratto poco prima il Coronavirus. Si è tratta di una botta fisica non indifferente, tuttavia abbiamo cercato di ripartire subito, affrettando forse i tempi. Se alla Pessano-Roncola ho fatto bene, non sentendomi comunque al massimo, al Giro della Valle d’Aosta ho subito una ricaduta importante. A quel punto la convocazione è stata messa in discussione , visto che Marino (Amadori, NdR) ha visto che non ero stato bene. Mi ha voluto comunque portare in altura e anch’io volevo vedere il mio stato di forma. Essendo solo sei posti a disposizione, se non fossi stato bene, mi sarei tirato indietro. Andar lì a far brutte figure non era buono né per me né per la Nazioanle. Fino all’ultimo momento non è stato chiaro se lo facessi questo Tour de l’Avenir. In altura ho fatto vedere di star bene e di volermi prendere una rivincita rispetto a quanto accaduto quel mese. Mi sono trovato a giocarmi un posto con Alessandro Pinarello, tuttavia essendo stato male Edoardo Zamperini, siamo stati chiamati entrambi.

Giro Next Gen
Pavel Novak e Florian Kajamini © Rodella

Trattandosi di una sorta di Tour de France per dilettanti, pensa di poter competere in futuro per le corse a tappe?

E’ ancora presto per capire, anche se questa categoria ti può dar l’idea delle caratteristiche che hai. Se penso a Caleb Ewan da Under 23 vinceva il Recioto e ora fa le volate di gruppo, tutto potrebbe accadere. Sono sempre andato bene in salita, ma ora mi sono scoperto più veloce. Da Under facciamo gare a tappe da una settimana, mentre un Grande Giro ne prevede tre, motivo per cui è ancora presto per capire di che pasta sono fatto. I primi anni da professionista mi permetteranno di capire che corridore sono, se si può metter a disposizione degli altri oppure se puoi metterti in proprio. Da Under ti fai un’idea, ma da prof ti ritrovi a correre con chi rimarrà sempre e gli stessi studi scientifici ti permettono di comprendere se puoi metterti in proprio oppure doverti sacrificare per gli altri.

Quanto l’hanno aiutata lo staff del Team MBH Bank Colpack Ballan CSB in questi tre anni?

A livello nazionale la Colpack penso sia una squadra più all’avanguardia. Ha sempre cercato di migliorarsi e quest’anno ha inserito nel roster Davide Martinelli che ha alzato il livello in una formazione già organizzata. E’ un team in continua evoluzione, cerca di migliorare dove si può. E’ un ambiente famigliare, dove non ti trovi stressato, e sono sempre stato in sintonia con compagni e tecnici. Se hai voglia di sacrificarti e metterti in gioco, hai tutto quanto per poter emergere nei palcoscenici internazionali. E’ una vetrina storica, si è fatta un nome che fra le Continental Under 23 ed è diventato il più importante.

Com’è arrivata la scelta di approdare in Astana?

Essendo andato bene fino da inizio anno, avevo diverse proposte da inizio aprile. Insieme a Luca Mazzanti abbiamo valutato bene l’operazione, tuttavia avendo avuto un periodo di malattia, la trattativa ha rischiato di rovinarsi. Nonostante ciò non abbiamo deciso di aspettare il Tour de l’Avenir per scegliere perché è vero che si possono aprire altre porte, ma anche la possibilità di fermare tutto. Squadroni come Visma, UAE o INEOS non so se sono i più adatti per un neoprofessionista visto che si rischia di fare flop, ma penso che sia la squadra giusta considerato anche il contesto italiano.

Palio del Recioto
Florian Kajamini impegnato al Palio del Recioto © Rodella

Poter ritrovare sulla sua strada un ex compagno di squadra come Alessandro Romele potrebbe permettergli di ambientarsi prima?

Ci saranno altri ragazzi che conosco già come Velasco, Scaroni e Fortunato. Aver un contesto famigliare ti permette che ti pesi meno. Sono già tante cose nuove e, entrando in un contesto straniero, diventa più difficile, serve aver familiarità.

Guardando il finale di questa stagione, punta sul Mondiale?

Il percorso lo abbiamo visionato. E’ molto selettivo visto che quando si entra in Zurigo non c’è un metro di pianura. Salite brevi, ma continue. Penso che potrebbe essere molto adatto alle mie caratteristiche. Essendomi riscoperto più veloce, in uno sprint con atleti che hanno fatica nelle gambe, penso di potermela giocare. Marino mi ha già selezionato nella potenziale squadra, però ovviamente bisognerà vedere chi sta meglio o sta peggio prima di confermare, per questo devo far bene negli appuntamenti che lo precedono.

Qual è il suo sogno ?

Il sogno era di passare professionista. L’ho messo in chiaro sin da inizio stagione che volevo far un anno con l’A maiuscola. Ho curato i dettagli, la squadra mi ha sostenuto, ho lavorato bene e quindi ce l’ho fatta. Per l’anno prossimo parto come molto motivato visto che è un punto di partenza. Con la scelta della squadra è nato l’idea di imporre una progressione e migliorare costantemente. Non mi pongo un limite per vittorie e risultati, ma so che metterò un impegno massimo. A lavorare bene non si raccoglie nulla, ma qualcosa si raccoglie sempre qualcosa.