Federica Sorrentino
Un solo ciclista bergamasco, Simone Consonni, nella carovana della 107esima edizione del Tour de France, al via da Nizza il 29 agosto con arrivo il 20 settembre sugli Champs Élysées a Parigi alla fine di un percorso di 3.470 km, suddiviso in ventuno tappe. Originario di Brembate Sopra, professionista dal 2017, ha sempre vissuto a Brembate Sopra, Simone vive a Lallio insieme a Alice Algisi, ex ciclista. Argento nello Scretch e bronzo nell’inseguimento a squadre ai mondiali su pista di Berlino 2020, vanta finora una sola vittoria da professionista al Giro di Slovenia.
Prima esperienza nella Grand Boucle, per di più con la squadra francese Cofidìs insieme a Elia Viviani insieme al quale ha vinto la Sei Giorni di Londra su pista. Quali le aspettative?
“Hai riassunto bene come parto in questo mio primo Tour De France. È veramente particolare, la mia prima partecipazione, in un team francese, quindi potete solo immaginare la voglia che c’è di far bene in questo ambiente e con un grandissimo capitano come Elia, con il quale ho già vinto una Sei Giorni, e speriamo insomma che anche in questo tour si possa raccogliere molto”.
Sente responsabilità sapendo di essere l’unico rappresentante della grande scuola ciclistica bergamasca?
“Sicuramente è un onore per me rappresentare Bergamo in questo Tour de France così particolare. Ho visto già da ieri alla presentazione che il pubblico non era ammesso ai bordi delle strade. Un’atmosfera un po’ diversa dal solito, però sicuramente affascinante. Cercherò di portare in alto i colori di Bergamo”.
Sono trascorsi 55 anni dal successo di Felice Gimondi, al quale è stata dedicata la nona tappa, quella Pirenaica di Pau Laruns. Le grandi salite sono un terreno che non le si addice. Tuttavia?
“Tuttavia dovrò farle se vorrò arrivare a Parigi, quindi sicuramente saranno giornate intense per me e cercheremo di passare anche quelle, in vista delle tappe più congeniali a me”.
Cosa significa prendere parte, pure con tutta una serie di restrizioni, alla prima, grande corsa a tappe dopo avere vissuto da atleta e da bergamasco la tragedia della pandemia?
“Sicuramente vuol dire tanto in questo anno così particolare e brutto, specialmente per noi, di Bergamo. Io vivo a un paio di chilometri dall’Ospedale di Bergamo e ho vissuto veramente giornate pesanti e tristi in casa. Speriamo insomma che anche attraverso questo Tour de France, come tutte le attività, si possa ripartire nel migliore dei modi”.