a cura della redazione
Il 2 giugno 1963 allo stadio di San Siro a Milano, data memorabile per legata alla conquista della Coppa Italia, c’era anche Arturo Gentili nel gruppo atalantino. Bergamasco di Stezzano, di ruolo attaccante, Gentili ha indossato la maglia nerazzurra per otto stagioni, dal 1955 al 1963, collezionando complessivamente 68 presenze e 13 gol. Si è spento all’età di 85 anni, nella serata di martedì 25 maggio, dopo avere sperato certamente di rivedere la squadra di Gasperini ripetere quella lontana e storica impresa.
Centravanti e poi ala, cresciuto nelle file del Leffe, accasato all’Atalanta per otto stagioni, sette delle quali nel massimo campionato, per poi indossare disputare il campionato cadetto con le maglie di Varese e Triestina. Tre le stagioni trascorse con gli alabardati, la seconda e la terza in serie C, prima di concludere la propria carriera in serie D nella Gallaratese.
Viene descritto come attaccante dotato di grande velocità, che sfruttava soprattutto il gioco di rimessa. Nonostante la lunga permanenza nelle file dell’Atalanta, non riuscì a giocare in modo stabile. Difatti veniva utilizzato soltanto in particolari situazioni di gara, soprattutto quando la propria squadra doveva sfruttare l’arma del contropiede.
Ha disputato tre campionati di serie B: con l’Atalanta nel 1958-59, dopo che la stagione precedente la squadra era arrivata 17esima di serie A ed era retrocessa; con il Varese, nel 1963-64 con la squadra biancorossa che aveva vinto in campionato di serie C, segnando un solo gol; e la stagione seguente con la Triestina, che retrocesse in C. Con gli alabardati disputò 76 partite segnando 15 gol. Dieci presenze e una rete in serie D, a fine carriera. Su una vecchia figurina distribuita agli inizi degli anni ’60, in cui è ritratto con la maglia dell’Atalanta, Arturo Gentili (statura 1,69 e peso 68 kg) viene descritto “elemento veloce e insidioso, che dovrebbe trovare l’annata della sua definitiva affermazione tra i Moschettieri, non mancandogli la classe e il desiderio di ben figurare”. Citazioni che richiamano un calcio d’altri tempi, in cui i giudizi erano prevalentemente speranzosi e offrivano spazio ai sogni di una carriera. Che per Gentili avrebbe potuto essere più premiante di quanto lo sia stata. Ha prevalso il legame con l’Atalanta, a cui ha offerto il suo contributo pure figurando poche volte nel tabellino. Per questo merita di essere additato alle nuove generazioni come esempio di fedeltà calcistica e professionale.2