Simone Fornoni
A un passo dal sogno, ma senza uno dei protagonisti per viverlo al meglio. La genialata e l’ammonizione da diffidato conscio di esserlo, ma rapito dalla foga dell’attimo. Riaprirla senza poterla ribaltare di persona al ritorno. Il sinistro nella cruna d’ago a rimorchio di Gabbianelli e la palla scagliata in petto all’ex atalantino Christian Mora da Levate per sollecitarne la rimessa nel recupero. Minuti 37 e 48 della ripresa, il bello e il brutto di un Carmine Giorgione versione Dr. Jekyll e Mr. Hyde, il trascinatore con la fascia al braccio che mantiene l’AlbinoLeffe in linea di galleggiamento per poter sperare di riaggiustare le sorti delle semifinali con l’Alessandria, leggi secondo ko casalingo in tutti i playoff dopo quello col Modena, però ribaltato dall’uno-due Tomaselli-Manconi (dal dischetto), ovvero il pendolino svaporato alla distanza nella domenica d’andata al “Città di Gorgonzola” quando il tempo era lì lì per finire e il superbomber da 18 di nome Jacopo, appiedato dal giudice sportivo insieme a Diego Borghini, l’Hateboer bluceleste, in occasione di gara 1.
Ma stavolta l’uno-due l’hanno piazzato gli altri, dritto sul coppino, a difesa schierata, altro difettuccio non comune nell’annata iper-compressa del collettivo di Marco Zaffaroni, solitamente ordinato, guardingo, col sale in zucca nei frangenti topici. Se il giocatore si può istruire a suon di schemi sulla lavagnetta nei prepartita, l’uomo non si può sempre controllare. L’annoso problema duplice della concentrazione nei momenti caldi e del carattere da leader istintivo, dimezzatore dello score a ruota del doppio rintocco Arrighini-Giorno (22′ e 32′) ed entro pochi giri di lancetta incapace di dominarsi nella speranza di acciuffare il pari… da una rimessa laterale all’altezza della propria trequarti difensiva. Nemmeno Mondonico-Canestrelli-Riva hanno convinto in occasione dei gol presi sotto la curva ospitante i tifosi dell’Orso, che ora va stanato per forza al “Moccagatta”, santuario del quadrilatero della fertile provincia piemontese vogliosa di riemergere dal fossato: troppo spazio per i cross dei quinti Celia (da sinistra) e Mustacchio, come per gli spondisti, quest’ultimo nel primo caso e Corazza nel secondo. Occhio a (ri)mettere le ali, essenziali nel 3-5-2: Gusu e Petrungaro hanno il fiato corto. Ma un altro minus è un Sacha Cori che non la mette, di piede (da Nichetti) e di testa (da Tomaselli). Orsù, dai Mandrogni fuori uno, il sannita, e dentro l’altro, Santo Jacopo da Vizzolo. Segna per noi.