Matteo Pessina eroe di Wembley

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Federica Sorrentino

Per la UEFA è rimasto il numero 27, il sovrappiù fatto rientrare nel gruppo azzurro dopo la defezione di Sensi. Per l’Italia e il popolo del calcio nazionale è solo Matteo Pessina, il risolutore. Colui il quale ha deciso due sfide ostiche, contro compagini nerbute come il Galles e la coriacea Austria. Contro gente che ci mette il fisico, a fare la differenza è la tecnica e l’intelligenza tattica. Un trequartista plasmato definitivamente da Gian Piero Gasperini e che ha imparato a spingere e inserirsi tra le linee. Il ragazzo che studia alla facoltà di economia della LUISS sa fare bene i conti, ha doti da incontrista e fa viaggiare il pallone con i giri giusti, riuscendo a trovare lo spazio per piazzare la traiettoria vincente. Due colpi da manuale, di destro il primo, di sinistro il secondo, a suggellare i momenti salienti che hanno permesso all’Italia di avanzare ai quarti dell’Europeo. Pessina era ancora intento ad assimilare il suo primo gol ai gallesi segnato all’Olimpico di Roma, quando gli è toccato decidere a distanza di pochi giorni il match con gli austriaci, raddoppiando la rete scacciapensieri di Chiesa. Stavolta ha segnato nel mitico Wembley, dove la coppia formata dal ct Roberto Mancini e da Gianluca Vialli attende da trent’anni di riscattare la sconfitta subita in maglia doriana nella finale di Coppa dei Campioni con il Barcellona. Ha ragione Matteo Pessina quando afferma che in questa squadra forgiata da Mancini chiunque può segnare e chi entra e fa bene raccoglie e mette a frutto il lavoro di chi in campo c’è stato dall’inizio. E’ successo tante volte con l’Atalanta, quando a decidere le sorti della partita sono stati gli uomini seduti in panchina. Una mentalità traslata e vincente. Il 2-0 ha fatto esplodere l’emozione in questo giovane trequartista che ricorda in parte Tardelli e potrebbe rappresentarne la versione 2.0. Ama il latino, Matteo, e sembra che la frase in cui si riconosce sia “Gutta cavat lapidem”, ovvero “la goccia perfora la pietra”. Quasi una metafora della sua carriera, che lo deve consacrato al grande calcio all’età di 24 anni. Per Matteo Pessina la notte prima degli esami si ripropone partita per partita, in attesa di tenere fede al piano di studi del corso universitario di Economia e Management. In attesa di chiamarlo dottore, godiamoci le sue giocate che stanno contribuendo a fare grande l’Italia di Mancini e promettono di ripetersi nell’Atalanta di Gian Piero Gasperini, che vuole continuare a stupire gli amanti del calcio.

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